La People Bank of China, nella notte, ha lasciato i tassi invariati nonostante da più parti si sperasse che l’autorità monetaria facesse un ulteriore passo verso un allentamento monetario. Il Prime rate sui prestiti ad un anno LPR, che è la linea di credito a medio termine utilizzata per prestiti a famiglie e imprese, è rimasto invariato al 3.55%. Il tasso quinquennale, che invece è il riferimento per i mutui è stato mantenuto al 4.2% in linea con il consensus. La reazione del mercato e dello Yuan non si è fatta attendere, considerato che da 7.2340, area di massimi precedenti, il UsdChn è sceso a 7.1800, circa lo 0.50%. Tecnicamente, il movimento attuale farebbe pensare alla costruzione di un massimo decrescente e potrebbe far invertire la rotta al UsdCnh. Tornando ai dati macro, ricordiamo che il Pil cinese è cresciuto del 5.5% nel primo semestre di quest’anno, un dato leggermente superiore all’obiettivo del Governo che aveva parlato del 5% nel 2023. I mercati, a dire la verità, nell’ultimo periodo hanno prezzato uno stallo del gigante asiatico, quando i dati invece evidenziano un recupero che, seppur più lento del previsto, rimane presente. Se da un lato è evidente il calo della domanda globale, legata all’aumento dei tassi di interesse, che ostacola la ripresa, dall’altro si segnala una resilienza dei dati sorprendente, considerati i tassi attuali, un po’ ovunque.
GIAPPONE.
Nella notte, va segnalato anche che il Giappone ha pubblicato i dati sulla bilancia commerciale, che per la prima volta da 23 mesi a questa parte, hanno fatto registrare un avanzo commerciale, seppur ridotto (43 miliardi di Jpy pari a 300 milioni di dollari), ma va considerato il fatto che l’anno scorso nello stesso periodo, il deficit era di 1.375 miliardi di Jpy pari 12.4 miliardi di dollari. Le esportazioni sono crescita dell’1.5% mentre le importazioni sono diminuite del 12.9%, segno di una domanda interna che fatica a ripartire. Sempre durante la sessione asiatica, sono usciti di dati relativi alla disoccupazione in Australia, scesa al 3.5% dal 3.6%. Anche in questo caso AudUsd è salito passando da 0.6770 a 0.6835, quasi l’1% di rialzo.
AZIONARI.
Sul fronte dei mercati azionari, ieri i tre indici americani sono saliti di una percentuale variabile tra lo 0.03% del Nasdaq e lo 0.31% del Dow Jones, con l’S&P salito dello 0.24%, nonostante le trimestrali questa volta abbiano parzialmente deluso le aspettative, con Tesla che ha ceduto il 4%, mentre Netflix ha perso l’8% a causa di risultati operativi inferiori.
VALUTE.
Sul fronte dei cambi, dollaro in altalena, dapprima in fase di correzione rialzista, ma poi i supporti di Euro, Gbp, Aud, Nzd e Chf hanno tenuto e siamo tornati sui livelli dell’ultima settimana, in un trading range di consolidamento. Anche lo Jpy ha recuperato qualcosa dopo gli ultimi ribassi che sembravano correttivi. Tecnicamente sul UsdJpy siamo però in formazione di minimi crescenti e massimi crescenti, il che farebbe ancora pendere la bilancia a favore di un rialzo verso 140.50 141.00, ma attenzione al breakout di 139.00 che riproporrebbe il downtrend dell’ultimo periodo. L’EurUsd invece tiene egregiamente i supporti posti a 1.1180 e riprova a salire verso i target di 1.1290, La sterlina ha corretto di più al ribasso, arrivando fino a 1.2868 per poi tornare sulle prime resistenze a 1.2965. Solo una rottura di 1.3000 però riporterebbe tensione rialzista. EurGbp è andata al test di 0.8700 e se da un lato il trend resta rialzista le correzioni non mancano e potremmo anche rivedere 0.8635 40 area. Leggera ripresa finalmente anche per le oceaniche con AudUsd e NzdUsd che, dopo giorni di ribassi, sembrano poter invertire al rialzo, rientrando in correlazione positiva con le majors EurUsd e GbpUsd. Infine UsdCad sempre nel range 1.3100 1.3250. Da segnalare poi livelli di EurAud ed EurNzd che sembrano offrire opportunità di discesa dopo il retest delle resistenze ieri. Anche NzdChf che sembrava attaccare i minimi storici a 0.5300 si è riportata a ridosso di 0.5400. Relativamente ai dati macro odierni, segnaliamo i prezzi alla produzione tedeschi, la fiducia dei consumatori in Eurozona, e soprattutto i dati sul mercato del lavoro Usa oggi pomeriggio.
Saverio Berlinzani
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