15 APRILE 1944
Ucciso a Firenze, Giovanni Gentile, assieme a Benedetto Croce il maggiore filosofo del novecento italiano. La morte in seguito ad un attentato deciso e portato a termine da un nucleo dei Gap che fu disapprovato dal CLN toscano con la sola esclusione del Partito Comunista Italiano e suscitò polemiche laceranti, anche all’interno del fronte della Resistenza, che ancora oggi non si sono placate.
Padre della Filosofia italiana, Senatore del Regno, Ministro dell’ Educazione Nazionale e della Cultura Popolare, elaborò ed attuò l’ unica vera grande riforma della scuola, che ne prese nome. Come consuetudine.
Presidente dell’Accademia d’ Italia, non condivise le leggi razziali del 1938.
Davvero occorrerebbe recuperare tanto di quella riforma. Dopo il ’68 la scuola, l’ educazione e l’istruzione sono precipitate. Ora tutto sotto i nostri occhi.
Tocchiamo con mano.
Comunque l’analfabetismo collettivo di ritorno* nasce da lontano. Proprio dal ’68.
Il funzionale è nato e cresciuto nell’ultimo mezzo secolo. Speriamo che invecchi presto e se ne vada senza troppa sofferenza recuperando Ia riforma perduta.
Ancora oggi migliaia di studenti devono a Gentile una grande formazione ed educazione scolastica; nonostante nei decenni siano state approntate riforme, che hanno modificato e/o distrutto in parte la Sua idea di Scuola.
Insomma il blocco culturale che si è verificato negli ultimi decenni, dalla scuola media unica che ha voluto appiattire la cultura al basso in nome di un’uguaglianza impossibile e innaturale.
La proposta di una scuola media, distinta dai successivi percorsi della scuola secondaria, ha avuto origine all’inizio del secolo scorso nel quadro del riformismo giolittiano.
“Nel 1905 la Commissione Reale propone che dopo la scuola elementare, appena riformata dalla Legge Orlando (1904), venga istituito un corso quadriennale unico, senza latino, che si sostituisca al ginnasio e alle scuole tecniche inferiori previsti dalla Casati e che dia la possibilità di proseguire gli studi nei tre differenti indirizzi: scuola normale, istituto tecnico, liceo, a sua volta articolato in moderno e classico. Questa scelta, maggioritaria nella Commissione, trovò forti e motivate opposizioni, tra cui sono particolarmente interessanti quelle emerse nella sinistra liberale e socialista.
Salvemini e Galletti , per esempio, obiettano che questa scuola non può essere contemporaneamente “scuola preparatoria alla prosecuzione degli studi e scuola complementare fine e se stessa” sottolineando anche che questa situazione sarebbe “innaturale rispetto alle condizioni degli allievi…inaccettabile dal punto di vista pedagogico perché (questa scuola è) costretta a scegliere tra le diverse attese o a diventare un ibrido in grado di scontentare tutti”. Nasce per “difendere la scuola classica dall’attacco della scuola tecnica”, fortemente in crescita per il modificarsi delle condizioni economiche in particolare nel nord dell’Italia. Viene ribadita l’opposta esigenza di mantenere i corsi professionali ‘aperti’ verso l’alto per mantenere una loro specifica dimensione culturale.
La riforma Gentile (RD 1923) rappresenta un tentativo di conciliare le due opposte tendenze.
«La scuola media, con i primi fondamenti della cultura umanistica e con la pratica del lavoro, saggia le attitudini degli alunni, ne educa le capacità e, in collaborazione con le famiglie, li orienta nella scelta degli studi e li prepara a proseguirli». Si accedeva con un esame di ammissione e si concludeva con un esame di licenza il cui risultato si esprimeva con un giudizio complessivo e motivato, sulle capacità generali e sul profitto di ogni disciplina. Sull’energia e continuità, sulla volontà e disposizione a proseguire gli studi. Sulle qualità morali dimostrate, anche in rapporto alle attività svolte nelle organizzazioni giovanili
Nel 1962 la legge 1859 istituisce la nuova Scuola Media Unica con il compito di rendere uguale l’istruzione obbligatoria prevista dalla Costituzione. L’avviamento e la scuola post-elementare vengono abolite. E, in definitiva, il latino. Il che mette in seria difficoltà chi sceglie di proseguire gli studi con i Licei.
E qui casca l’Asino. O cascano gli asini. Come il cacio sui maccheroni.
«“In attuazione all’art.34 della Costituzione l’istruzione obbligatoria successiva a quella elementare è impartita gratuitamente nella scuola media, che ha la durata di tre anni ed è scuola secondaria di 1° grado. La scuola media concorre a promuovere la formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l’orientamento dei giovani ai fini della scelta della attività successiva» (art.1).
«Entro il 1° ottobre 1966 la scuola media sarà istituita in tutti i comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti ed in ogni altra località in cui si ravvisi la necessità dell’istituzione stessa…». Vengono inoltre istituite classi di aggiornamento per il recupero della scolarizzazione (art.11) e classi differenziali per l’inserimento degli handicappati (art.12).
E inizia il capitombolo della cultura e dell’istruzione inferiore e superiore, che sfocia nel 30 libero a tutti post sessantottino.
E arriviamo, dopo mezzo secolo, alla situazione di oggi, sotto gli occhi di tutti. Inutile lamentarsi.
Carla Ceretelli
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