Molti giornali parlano oggi del caro ferie, dei prezzi lievitati, degli alberghi italiani e degli stabilimenti solo parzialmente occupati e “salvati” -scrivono- dai turisti stranieri, a cui evidentemente non devono mancare i soldi.
Parlano i rappresentati delle categorie economiche , gli esperti del settore e gli assessori, tutti pieni di idee e di proposte per “salvare la stagione” e “rilanciare” il turismo.
Curiosamente nessuno intervista chi è rimasto a casa.
Allora facciamo parlare i dati.
Sono 38 milioni, il 19,5% della platea interessata, i lavoratori che, in Europa, non possono permettersi di pagare una vacanza estiva per sé e per la propria famiglia. Il dato è stato elaborato dal Sindacato Europeo (CES) che, peraltro, ha messo in evidenza come in Italia ci sia una situazione tra le peggiori: è il 30,75% dei lavoratori italiani, infatti, a non potersi permettere una vacanza. Siamo molto al di sopra della media europea; infatti, questa percentuale è ben oltre il doppio di quella che si registra in Francia e in Germania, dove solo il 13% dei lavoratori non può godersi un periodo di ferie estive.
Commenta giustamente il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri: “Nel nostro Paese, dunque, un lavoratore su 3 non va in vacanza. Evidentemente, parliamo di persone che hanno, sì, un posto di lavoro, ma salari non adeguati o addirittura poveri”.
Lo Stato che per primo ideò un periodo di ferie “pagate” esteso a tutti i lavoratori fu la Francia con la legge promulgata dal Front Populaire il 20 giugno 1936.
È passato ormai quasi un secolo da quella importante conquista voluta da un governo socialista ma ancora si è distanti dal garantire a tutti un pieno diritto ad un tempo libero da impegni di lavoro, ad una pausa per riposare e ritrovarsi.
Eppure ripensare l’organizzazione delle ferie per i lavoratori e i cittadini, qualificare l’offerta delle vacanze, dovrebbe tornare ad essere un tema importante di impegno per la politica e lo stato sociale.
Invece, hanno voluto convincerci che questa fosse tutta roba superata, che apparteneva al secolo scorso perché ormai dalla società di massa si era entrati nell’epoca dell’ individuo in grado di fare da solo.
Così ci ritroviamo che un terzo dei lavoratori e le loro famiglie le ferie se le passano a casa perché hanno salari inadeguati e offerte di vacanze inaccessibili o prive di senso e qualità.
Loro un po’ di refrigerio possono cercarlo nei supermercati senza lamentarsi troppo.
Enrico Rossi
DrAnvilon
“””Così ci ritroviamo che un terzo dei lavoratori e le loro famiglie le ferie se le passano a casa perché hanno salari inadeguati e offerte di vacanze inaccessibili o prive di senso e qualità.”””
Premesso che molti parlano per arieggiare la gola, è ormai evidente che le c.d. “vacanze” (?), termine di per sé brutto, più che inaccessibili sono “prive di senso e qualità” e quindi è molto meglio una passeggiata nei grandi magazzini – centri commerciali – non per comprare il molto superfluo ma per riflettere, con il buon senso perduto, quale è stato lo tress che ha provocato nel lavoratore > questa ormai mitica figura idealizzata da epigoni studiosi dal pensiero debole < l'esigenza irrinunciabile alle "Ferie" per il suo recupero psicofisico.