Dopo aver vissuto un paio di settimane all’insegna dell’incertezza relativamente ai comportamenti delle banche centrali, ora il quadro della situazione sembra essere più chiaro, sia in termini di sviluppi futuri delle politiche monetarie, sia per quanto riguarda le attese di investitori e analisti. Sulle banche centrali è stato detto di tutto e di più, ma la verità sembra essere quella per cui, da oggi in poi, saranno i dati che di volta in volta usciranno a determinare eventuali futuri rialzi del costo del denaro, che però saranno sporadici e probabilmente gli ultimi di un ciclo di inasprimento che sembra ormai volgere, per tutti, al termine.
Invece, per quel che riguarda le aspettative di analisti e investitori, va detto che ora, tali aspettative si rivolgono non tanto ai dati sull’inflazione, che ormai paiono comunque in discesa strutturale, ma a quelli sulla crescita con tassi alti, che sembrano invece diventare il mantra delle prossime settimane e mesi. In quest’ottica si spiega il recupero parziale del biglietto verde delle ultime sessioni, in ragione di pubblicazione di dati europei che sembrano portare dritto il vecchio continente alla recessione, mentre negli Usa, la resilienza degli aggregati continua e dimostrare l’esistenza di una congiuntura che tiene meglio che altrove. Ma questo riguarda l’occidente, mentre in Asia, dobbiamo ricordarlo, abbiamo ancora a che fare con una Cina in lento e faticoso recupero, con dati misti che ancora evidenziano una ripresa insufficiente. Questa notte è uscito il Pmi manifatturiero, uscito in recupero a 49,3, ma ancora sotto quota 50, e comunque superiore al consensus di 49,2. I vari aggregati evidenziano ancora una condizione mista di recupero ma ancora debole e scostante. L’azionario asiatico, questa notte, è parso in recupero, in seguito alla salita di Wall Street di venerdì scorso, generata soprattutto dalle speranze di calo strutturale dell’inflazione un po’ ovunque in occidente.
VALUTE.
Sul fronte valutario, non c’è molto da segnalare, nel senso che il mercato rimane ancora leggermente in favore di dollaro, nel breve termine, anche se nelle ultime ore fatica a rompere le resistenze chiave. L’EurUsd ha tenuto egregiamente l’area di 1,0940 50 ed è risalito sopra 1,1000, incapace però per ora di violare l’area di 1,1050 60. Teoricamente, in assenza di dati macro rilevanti, dovremmo rimanere nel range suddetto. E’ analogo il movimento del Cable considerato che EurGbp rimane nel range 0,8530 0,8600 con supporti chiave a 1,2760 70 e resistenze importanti poste a 1,3000, importante soglia psicologica. Sale invece il UsdJpy, tornato a ridosso di 141,80, livello chiave dopo che la Boj ha lasciato i tassi invariati, ma ha adottato una maggiore flessibilità verso il controllo dei rendimenti dei titoli di stato. La violazione di 141,80 potrebbe spingere i prezzi a 143,00, non lontano dalla soglia di intervento verbale della Boj per evitare un eccessivo deprezzamento della valuta. Passando alle oceaniche vediamo il tentativo di un lento recupero, che però ora rimane sotto i livelli chiave che sono sopra uno 0,30 0,40 per cento dai livelli attuali. Sul fronte dati stamani c’è attesa per il Pil europeo del secondo trimestre, oltre all’inflazione di luglio. Nel pomeriggio dati Usa sul Chicago Pmi e l’indice manifatturiero redatto dalla Fed di Dallas. Questi i market movers principali.
Saverio Berlinzani
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