Ehi, se ti va, senti questa.
Primo giorno al Tg1, un metà giugno di tanti anni fa. Ero piccolo, ma già professionista da 5 anni, incosciente e spavaldo. Entro in ascensore come se tutta via Teulada fosse mia. Avevo appena preso un caffè vicino a Loretta Goggi e mi aveva salutato per buona educazione Piero Badaloni. Un mattino come tanti altri. Ma non per me. Le porte dell’ascensore stanno per chiudersi e vedo infilarsi una mano all’altezza della fotocellula. Le porte acciaio ondulate di riaprono ed entra in signore non altissimo ma distintissimo, di una certa età ma molto vispo. Elegante. Grisaglia e cravatta. “Buongiorno” mi fa con distinguibile accento toscano. “Buongiorno”, rispondo io con leggera distrazione. Usciamo entrambi al quarto e mi dice buon lavoro e io “grazie grazie”. Boh. Mi dico: Boh. Passano le ore, faccio il mio primo testo, cavolo il primo testo per il Tg1, mica bruscolini, e il vicecaporedattore del mio settore, economico sindacale, mi dice: prima di incidere portalo al vicedirettore. Oh mamma. Entro in direzione, busso alla porta aperta e vedo seduto alla scrivania il signore dell’ascensore. “Allora come va la prima giornata?”. Era Ugo Guidi, che tutti chiamavano affettuosamente per noi poi “Pallino” o Pallino Guidi per le non esagerate dimensioni fisiche, deduco. Un Signore del Giornalismo e dell’Azienda. Era uno dei due vice di Nuccio Fava, lui il vice democristianissimo toscano, credo pure fanfaniano, attentissimo e rispettosissimo di tutte le posizioni. L’altro era Ottavio Di Lorenzo, area liberale, grande esperto di Esteri. Non toccò una parola. Mi sembrò incredibile. Andavo a registrare il primo pezzo al Tg1. Freddo alla schiena. Viva l’ascensore. Poi divenni pure conduttore. E persino caposervizio politico. Ancora oggi non me ne capacito. Spavaldo e incosciente.
Fabrizio Binacchi
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