Il video che state vedendo fu registrato nel gennaio 2015. È lungo quanto poco meno della metà di Maidan, in Kyiv, e attraversata dalla via khreshchatyk, cuore del centro della città. La mia poesia lo accompagna. La scrissi il marzo dell’anno prima e mi ripromisi di leggerlo davanti a coloro che furono freddati dai cecchini russi e dai berkut di Yanukovich amico di Putin. Maidan nacque per la protesta dei giovani studenti che volevano l’accordo di Vilnius. Sei mesi di protesta continua giorno e notte del popolo di Maidan. Costruirono anche una catapulta per rispondere alla violenza di Yanukovich. Più di cento morirono in piazza, il doppio bruciati nel palazzo del sindacato di fianco alla piazza. In quel gennaio del 2015, le sagome dei caduti erano lì sui marciapiedi, sulle strade, a testimoniare. Yanukovich fuggi, poi, come un ladro quale era stato col bottino in Russia. Dopo le elezioni libere e democratiche, in Donbass, da dove proveniva Yanukovich cominciarono a sparare e uccisero funzionari venuti a controllare il municipio di Donetsk. Iniziò così la guerra mentre i russi occupavano la Crimea e Sebastopoli, ex porto in affitto. Tutto era in confusione e incerto. Ma i russi attaccarono con viltà l’ 11 Luglio 2014 a Illovansk compiendo uno sterminio di militari. Ne sopravvissero poco più di novanta. Tutti, allora capirono che la Russia aveva dichiarato di fatto la guerra. Una guerra ibrida, senza mostrine, senza essere dichiarata ma di fatto. L’aeroporto di Donetsk, poi Debaltsevo, nel gennaio 2015, tutte descritte a suo tempo su Pensalibero.it, furono l’apice della guerra trascinata nel silenzio dell’Europa, fin quando Putin ne stava prendendo una di più vasta scala, meno ibrida e ambigua. La Russia ha invaso un popolo libero. Libero di scegliere, e con grandi tradizioni. Tutto cominciò con Maidan e il sapore della libertà e dell’emancipazione. A loro ho dedicato la poesia e a loro va il merito, ai caduti civili. Oggi la distruzione che la Russia ha portato a Kyiv e in tutta l’Ucraina, è la conseguenza di quei giorni e dalla giustificazione di Putin verso i russi cui è stato fatto credere che l’impero tornerà anche se tutto ciò è anacronistico.
Enrico Martelloni
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