Scomparso in Francia a 87 anni, antropologo, filosofo, etnologo e scrittore Marc Augé padre dell’antropologia della surmodernità, noto per aver introdotto l’innovativo neologismo “non luogo”, espressione per definire una nuova modernità, connotata da determinati eventi sociali, economici e culturali tipici delle società complesse, connesse alla globalizzazione.
La notizia della scomparsa del celebre Augé è stata annunciata dal Festivalfilosofia di Modena, di cui faceva parte dal 2009, come membro del Comitato scientifico.
Emblematiche le sue ricerche che lasciano un segno prezioso, nell’antropologia dei mondi contemporanei focalizzando l’attenzione alla dimensione rituale del quotidiano e della modernità in particolare l’esame sui spazi moderni della Francia, Italia e Spagna. Ambienti in cui si svolgono i riti d’afflusso e del consumo di massa come metro, supermercati, centri commerciali, aeroporti, stazioni ferroviarie, sale d’aspetto e i trasporti pubblici sono alcuni esempi di spazi classificati da Augé come non-luoghi, nei quali le persone transitano, si incontrano, ma la temporalità presente è affollata da avvenimenti fugaci, per via della circolazione veloce, nei quali regna l’individualismo e ognuno può trovarsi di passaggio tra aree che non hanno forme di appartenenza, ma caratterizzate da architetture che si ripetono nel pianeta.
In antropologia un luogo per essere definito tale deve conservare elementi culturali della comunità che vi risiede (tradizioni, usi e costumi) e che in base a quello spazio ha costruito la propria identità e i rapporti con le persone che vivono nel medesimo territorio.
Mentre i non luoghi sono ambienti caratterizzati da un tempo accelerato, una fluidità spaziale, con la prerogativa di non essere spazi identitari, relazionali e storici, ma il frutto di una modernità nuova. Peculiarità dei non luoghi l’eccesso di tempo, di spazio e di ego, nelle quali le azioni e il vivere degli individui avvengono in modo frenetico ed ansioso, nella totale illusione di poter controllare e dominare tutto ciò che è inaspettato, senza considerare che la velocità è fuori dal proprio controllo. Definì il tempo contemporaneo accelerato, fatto di ubiquità e simultaneità tali da influenzare sulla personale percezione di tempo.
Allettante intellettuale che ebbe grande rinomanza per le ricerche antropologiche sul campo in Togo e in Costa D’Avorio in riferimento alla morte e ai sistemi religiosi, da tali ricerche etnografiche produsse la pubblicazione di diversi saggi, nei quali coniò il termine idéo- logique, ovvero una logica interna che una società fa di se stessa.
Utilizzò il metodo dell’osservazione partecipante indispensabile per l’analisi funzionale, al fine di comprendere i significati culturali e le strutture sociali nonché i legami interconnessi a credenze, usi e costumi.
Imprescindibile i suoi insegnamenti nel mondo delle scienze umane, in campo antropologico su un mondo planetario fragile in continua evoluzione , nella fermezza che svolgere un analisi comprensibili dei processi culturali implichi necessariamente essere “stranieri a noi stessi”.
Dolores Di Mambro
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