Il giornalista di lungo corso, il mantovano Fabrizio Binacchi, notissimo conduttore del Tg1, Linea Verde, già direttore delle sedi Rai regionali di Bologna e Milano, nostro apprezzatissimo editorialista e collaboratore.
Vedo questa foto. Mi sembra riassumere trent’anni di sguardi politici. Sguardo da profilo.
Ero su in palco di un dibattito. Si parlava di lotta alle mafie e di Stato di diritto. Moderavo, intervistavo, commentavo. Qui ascoltavo e cercavo di inquadrare. Come dice la mia amica Isabella Martoni “mai foto forse ti ha fotografato cosi binacchiamente”. Lo scatto, alquanto abile e professionale, è dell’amico e gran collega di comunicazione Alessio Vaccaro. Ah, si era ad una delle tante Feste dell’Unità a cui ho partecipato come giornalista, invitato a moderare, provocare, condurre, intervistare. 1998-2015. Con Salvatore Caronna Raffaele Donini Mauro Alberto Mori Paolo De Castro e via elencando. Una volta, mesi ruggenti di candidature, da dietro mentre salutavo il segretario del PD Donini i colleghi mi scambiarono, ripeto di spalle e di nuca, per Stefano Bonaccini. Come mi girai vidi sguardi delusi e pure un poco irritati di fotografi ed operatori. Oh raga!
Spesso mi chiedevano di partecipare ad incontri su economia, ambiente, agricoltura, visto il mio passato agricolo e zootecnico, anche da Linea Verde. Credo di avere intervistato quasi tutti i ministri dell’agricoltura dai tempi di Marcora fino a Martina. Poi ho smesso. Una volta mi chiesero di intervistare Massimo D’Alema, che solitamente era intervistato da Bianca Berlinguer, ma avevo un grave problema altrove, e Luciano Ghelfi fu impareggiabile conduttore; poi ricordo nel settembre del 2013 intervistai Pier Luigi Bersani che raccontò con molta determinazione ed emozione quei mesi di …travaglio e di scompiglio. Le elezioni, le consultazioni, gli streaming, le scissioni. Si era al “festone” di San Lazzaro. Vent’anni prima, nella primavera del 1993, Albino Longhi direttore Tg1 mi chiese di andare a Ravenna per raccogliere, come si dice, le dichiarazioni di Mino Martinazzoli, fine della DC, su quella che, poi capimmo, fu la rivoluzione politica del ’92-’94. Su un palco o in pista, si scopre dopo, molto dopo, il significato pieno di quel che hai cercato di capire e raccontare sul momento. Va così: quando sei non lo sai, quando sai non lo sei più.
Altri tempi, quasi un’altra ..era.
Il tempo è un gran dottore.
A volte.
Uno sguardo dal passato.
Fabrizio Binacchi
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