Questo dicembre 2020 sarà per molti aspetti un mese di svolta per l‘andamento della pandemia e speriamo per la sua riduzione e sconfitta. Ma anche per organizzare e preparare una vera ripresa economica e sociale. Ovunque si incontra depressione: quella collettiva e quella personale, che non è certo da sottovalutare.Ci vogliono misure chiare, trasparenti, finalizzate, cioè che abbiano un chiaro significato di contenuto e di obiettivo che tutta la gente possa cogliere e condividere, e un ritrovato spirito di squadra, di gruppo, di coinvolgimento per un nuovo orizzonte da conquistare. Bisogna progettare un senso di comunità a momento virtuale che può diventare effettivo quando l’emergenza sanitaria sarà superata.
Il virus ci ha portato lutti e blocchi, emergenze in ospedali e rivoluzioni in aziende e fabbriche, capovolgimenti di riti e abitudini, cancellazione o rarefazione di relazioni e pianificazioni di attività che pensavamo eterne, vitali e indistruttibili. Saranno queste le settimane della svolta nelle quali ci arrivano regole che pensavamo lontanissime e quasi impossibili ma il cui rispetto sarà fondamentale per costruire dopo l’inverno della pandemia l’inizio di una primavera del riscatto.
Ci farà un po’ strano la messa di mezzanotte alle otto di sera, ci farà un po’ strano una tavolata da sei, ci farà un po’ strano rimanere nel perimetro della nostra zona di residenza, ci farà un po’ strano non poter andare sulle piste, insomma ci sembrerà strano e diverso tutto ma se pensiamo anche solo un attimo che è strano e diverso da tutto quello che ci è capitato in questi ultimi dieci mesi dovremmo riuscire a farcene una ragione. Posto e ammesso che tutto ciò sia temporaneo, trasparente e condiviso.
Questo è il punto: farsi una ragione, valutare e prendere atto che ad un incrocio devi prendere la strada giusta, non quella che, per adesso, non c’è più. Se teniamo conto dei fattori prevalenti cioè vita, salute, buon senso, futuro tante discussioni su chiusure, aperture, orari e spostamenti diventano automaticamente vuote e superflue. Serve fare quel che è necessario e nei tempi giusti. Altrimenti sarà inutile. Ma, e sottolineo ma, che sia condiviso, trasparente e temporaneo. Noi cittadini siamo chiamati al buon senso e alla collaborazione dai governanti di tutti i livelli, ma gli stessi governanti ci devono garantire risposte chiare e altrettanto collaborative, in parte già pensate e studiate e in parte da venire. I cittadini si aspettano un piano vaccini preciso e chiaro e non solo annunci e pubblicità di ditte e marchi, un piano di attuazione che sia efficace e trasparente e non solo roboante per cifre e parole chiave.I cittadini si aspettano effettivi ristori e rimborsi per i milioni di euro persi in questa catastrofe pandemico-economica che possano compensare il mancato reddito ma anche preparare il momento del riscatto e della ripresa. I cittadini si aspettano sull’onda di questa emergenza anche le riforme o l’inizio delle riforme che da anni appesantiscono il sistema Paese come ha ricordato anche la presidente della Commissione Europea. Siamo una ruotata quadrata che non gira, come ha detto il Censis.
Non possono essere queste settimane di svolta solo per mancati cenoni e orari spostati, per seconde case da lasciare vuote per un po’ di giorni, o solo per ristoranti chiusi nelle feste comandante, dovranno essere settimane di svolta anche per i gangli del sistema Paese arrugginiti da decenni: distorsioni fiscali, ritardi della giustizia civile, organizzazione centro-periferia vedi il caso del rapporto tra Roma e Regioni, e poi –non si chiede certo la luna-, una certa razionalizzazione del sistema di gestione e amministrazione sanitaria da Bolzano a Palermo, da Trieste a Campobasso. La pandemia, come dicono molti medici, ha messo in luce difformità e contraddizioni in procedure che andrebbero superate, dove un confine di regione cambia regime di esame o di tecnica dove per la stessa necessità di assistenza c’è una risposta di tipo X a Viadana e una risposta di tipo Z a Boretto, o di tipo Y a Viareggio e di tipo Q a La Spezia, e per i soprattutto per i tanti cittadini di confine, che stanno a una manciata di chilometri, risposte incomprensibili.
Settimane di svolta, dunque, all’insegna della collaborazione da parte di tutti a cui corrispondano segnali di vera svolta nella gestione e nell’amministrazione di quello che fin dai banchi delle elementari abbiamo imparato a conoscere come bene pubblico. Sennò rimarranno sacrifici improduttivi, e quindi ancor più deprimenti.
Fabrizio Binacchi
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