Servizio di Stefano Mecenate
Presentata la stagione lirica 2023-24 anche al teatro del Giglio di Lucca. Dopo Pisa e Livorno, anche Lucca cala le carte del suo cartellone.
Ultima stagione firmata dal direttore artistico Maestro Jonathan Brandani (di cui abbiamo una intervista che alleghiamo al presente articolo), che al termine della presentazione ha annunciato, “per motivi personali”, la sua decisione di rassegnare le dimissioni.
Ai ringraziamenti da parte della direzione del teatro e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Lucca, Angela Mia Pisano, per l’attività svolta ha fatto seguito anche la proposta di rimanere al Teatro del Giglio come consulente musicale.
Sinceramente ci aspettavamo qualcosa in più da Lucca in considerazione del centenario della morte di Puccini: la sua città natale mette in programma due titoli uno dei quali condiviso con Pisa. Ovviamente non ci aspettavamo i “fuochi d’artificio” ma magari un cenno ad un’idea progettuale che non solo accompagni questo centenario ma giunga fino al non lontano 2026, anno del centenario della grande incompiuta Turandot.
E, si guardi bene, non si tratta di rubare il lavoro al Comitato Nazionale né di fargli concorrenza, ma di farsi protagonista di una propria volontà di “raccontare” ai lucchesi e ai turisti quello che Lucca
magari a titoli pur sente nei confronti del proprio illustre concittadino morto un secolo fa.
Ci avrebbe davvero fatto piacere se il teatro avesse presentato un cartellone più pucciniano magari rinunciando a titoli, pur suggestivi, come Trovatore o Barbiere di Siviglia. In fondo un centenario non è cosa da poco, specie quando riguarda proprio un lucchese d.o.c come Puccini…
Transeat, se così è stato deciso ne prendiamo atto (magari sperando in qualche sorpresa tenuta ancora nascosta) e ci limitiamo a illustrare ciò che ci è stato presentato, nel corso della conferenza stampa partendo da La Bohème che, venerdì 20 ottobre (ore 20.30) e domenica 22 ottobre (ore 16.00) inaugurerà la stagione lirica. Si tratta dell’allestimento prodotto dal Ravenna Festival-Teatro Alighieri per la Stagione 2015-2016, e ripreso in coproduzione con il Teatro del Giglio, il Galli di Rimini, il Comunale di Ferrara e il Verdi di Pisa.
Bohème va in scena con la regia e l’ideazione scenica di Cristina Mazzavillani Muti, che firma un allestimento elegante e di forte impatto visivo (complici le luci di Vincent Longuemare, il visual di David Loom e i costumi di Manuela Monti, realizzati dalla sartoria del Teatro Alighieri) e la direzione musicale di Nicola Paszkowski alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
Nei ruoli principali troviamo Juliana Grigoryan (Mimì), Alessia Pintossi (Musetta), Alessandro Scotto di Luzio (Rodolfo), Christian Federici (Marcello),Clemente Antonio Daliotti(Schaunard),Luca Dall’Amico(Colline). Le voci bianche saranno quelle del Coro Voci Bianche del Teatro del Giglio e della Cappella Santa Cecilia di Lucca diretto da Sara Matteucci.
Secondo titolo in programma, venerdì 12 gennaio (ore 20.30) e domenica 14 gennaio (ore 16.00) Il barbiere di Siviglia, capolavoro dell’opera buffa composto da Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia omonima di Pierre Beaumarchais. Moderno l’allestimento, il cui progetto è firmato dalla Compagnia Fanny & Alexander e di cui proponiamo alcuni cenni delle note di regia di Luigi De Angelis per il debutto, nel marzo dello scorso anno, al teatro Sociale di Rovigo:
Per volere di mia madre, sono cresciuto senza televisione. Per anni il corrispettivo dell’esperienza della televisione è stato per me, oltre alla lettura di romanzi, l’ascolto di vinili e cassette di opere liriche. Una delle mie preferite, che ho ascoltato fino allo sfinimento nel periodo delle scuole elementari, erano un paio di cassette del Barbiere di Siviglia che mi avevano regalato per un compleanno.
Per questo motivo poter mettere in scena quest’opera è una grande emozione e allo stesso tempo significa essere proiettato da questa musica in una dimensione familiare, domestica, connessa alla quotidianità.
Una delle cose che mi ha sempre colpito del Barbiere di Siviglia di Rossini è il conflitto generazionale tra giovani e adulti, tra mondo antico e mondo moderno, che è ben rappresentata nella vicenda e sottolineata anche dalle scelte del compositore, quando ne delinea il carattere scegliendo per i vari personaggi appartenenti a uno o all’altro mondo forme musicali più vecchie o più contemporanee, non senza ironia. (…)
Questa rappresentazione cinematografica del nostro mondo (Play Time di Jacques Tati, ndr) mi è sembrata molto simile a quella del Barbiere di Siviglia di Rossini, dove i personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo psicologico, ma sono piuttosto dei “tipi”, come se quest’opera fosse un carnevale delle maschere e dei caratteri di un mondo che tanto ci assomiglia.
Per questo ho immaginato di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima.
In questa unità abitativa che si sviluppa su due piani con quattro ambienti speculari, si svolgeranno le vicende del Barbiere e davanti ad essa prenderà vita la città con i suoi personaggi e caratteri, possibili maschere del nostro tempo.
Il conflitto generazionale prenderà forma non solo dalla vicenda del Barbiere, ma anche attorno ad essa con piccole epifanie e presenze nella strada o in casa che possano essere di volta in volta riverberi della vicenda stessa, tra spazio sociale e spazio privato, richiedendo allo spettatore di annodare con leggerezza ulteriori fili invisibili. Se in Play Time di Jacques Tati sono le piccole manifestazioni del mondo rurale più antico a riportare lo sguardo sulla poesia dell’umano, qui in questa dimensione contemporanea della vicenda sarà la dimensione adolescenziale, con la sua poesia disarmante, a mostrare che un’altra prospettiva e un’altra visione forse è possibile al di fuori della macchina tritatutto del nostro tempo, al di fuori delle convenzioni di un mondo che perpetra il consumo dell’identico, a discapito delle espressioni genuine dei sentimenti e delle emozioni.
Rossini con la sua musica e la genialità delle soluzioni del libretto di Sterbini porta uno sguardo divertito, leggero ma allo stesso tempo feroce sui tic, sugli inciampi, sulle idiosincrasie e le nevrosi del nostro quotidiano, in una giostra vorticosa, destinata all’horror vacui, ma che forse ci mette a nudo di fronte a noi stessi.
A febbraio, sabato 17 febbraio (ore 20.30) e domenica 18 febbraio (ore 16.00) torna Puccini con un suo piccolo gioiello, Madama Butterfly, che sarà proposta nella seconda versione, quella “bresciana”, di rara esecuzione, andata in scena proprio al Grande il 28 maggio 1904 dopo il “fiasco” dell’opera alla Scala di Milano. L’opera fu poi oggetto di ulteriori revisioni fino alla versione che viene eseguita ancora oggi ovvero quella di Parigi del 1906. Questa versione differisce da quella parigina sostanzialmente per alcuni passaggi che poi vennero tagliati relativi a battute rivolte da Pinkerton (che qui si chiama ancora Francis Blummy e non Benjamin Franklin) ai tre servitori ed una maggiore attenzione per la madre e la cugina di Cio-Cio San durante la scena del matrimonio, cui vengono attribuite alcune frasi, e la scena dell’ubriacatura dello zio Yakusidè: piccole note di colore che enfatizzano il contrasto culturale tra Giappone e Stati Uniti che nelle varie revisioni verrà smussato.
La direzione musicale è affidata ad Alessandro D’Agostini alla guida dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Il nuovo allestimento, firmato per la regia dalla giovane e talentuosa regista greca Rodula Gaitanou e per scene e costumi da Takis, è frutto di una coproduzione internazionale di ampio respiro che ai Teatri del circuito OperaLombardia (Grande di Brescia, Sociale di Como, Ponchielli di Cremona, Fraschini di Pavia, Donizetti di Bergamo) unisce il Teatro del Giglio di Lucca e l’Opera Nazionale Estone. Nei ruoli protagonistici, le recite lucchesi saranno interpretate da Yasko Sato e Federica Vitali (Cio-Cio-San rispettivamente il 17 e 18 febraio), Riccardo Della Sciucca (F. B. Pinkerton), Asude Karayavuz (Suzuki), Devid Cecconi (Sharpless), Giuseppe Raimondo(Goro).
A concludere la stagione ufficiale, venerdì 15 marzo (ore 20.30) e domenica 17 marzo (ore 16.00) sarà Il Trovatore che manca dal palcoscenico lucchese dal 2000. Nuovo l’allestimento frutto della coproduzione tra Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona.
Regia, scene e costumi sono firmati da Stefano Monti, mentre la direzione musicale dell’opera è affidata a Giovanni Di Stefano alla guida di Orchestra e Coro del Teatro Goldoni di Livorno. Nei ruoli protagonistici troviamo Min Kim (Il Conte di Luna), Claire de Monteil (Leonora), Ana Victoria Pitts (Azucena) e Matteo Desole (Manrico).
Ma il teatro del Giglio lancia un nuovo progetto, in collaborazione con il Conservatorio L. Boccherini, destinato al pubblico dei più giovani per avvicinarli al meraviglioso mondo della lirica: mancano i particolari che saranno comunicati più avanti, al momento solo il titolo dell’opera che sarà oggetto del laboratorio di quest’anno, L’Elisir d’amore di Gaetano Donizzetti. Un quinto titolo della stagione che, nelle intenzioni della direzione del teatro, dovrà rappresentare una crescita dell’offerta del cartellone.
Ma le proposte del teatro del Giglio continuano con le visite guidate in palcoscenico realizzate per ognuno dei cinque titoli in cartellone: un’occasione preziosa per conoscere più approfonditamente gli allestimenti operistici prima di assistere allo spettacolo vero e proprio. Il progetto delle visite guidate per le opere liriche è stato realizzato sulla scia dell’interesse dimostrato dal pubblico per le visite in palcoscenico realizzate tra maggio e giugno nell’ambito di “Un teatro sempre aperto”. Ecco che, a ridosso dell’andata in scena delle opere, sotto la sapiente guida dei responsabili tecnici del palcoscenico, si potranno scoprire macchinerie, attrezzerie, tecniche di movimentazione delle scene e dell’illuminazione e molte altre interessanti peculiarità dello svolgersi dello spettacolo che rimangono nascoste allo spettatore durante le recite.
INTERVISTA AL DIRETTORE ARTISTICO
Jonathan Brandani
Successore di Aldo Tarabella, che ha lasciato l’incarico dopo 18 anni, Jonathan Brandani ha assunto la direzione artistica del teatro lucchese in un momento particolarmente difficile anche legato alla pandemia COVID. Più che una scommessa quella fatta dagli organi direttivi del teatro, è stato un investimento: lucchese, classe 1983, Jonathan Brandani è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo come direttore d’orchestra, musicista, musicologo.
Si è laureato in direzione d’orchestra con il massimo dei voti e la lode presso l’Universität für Musik und darstellende Kunst di Vienna e ha conseguito un Master of Music in direzione d’orchestra presso la Yale University. Dopo essersi diplomato in pianoforte, Jonathan ha studiato composizione, clavicembalo e pratica esecutiva storicamente informata presso l’Universität für Musik und darstellende Kunst a Vienna e Musicologia presso l’Università di Pavia (Italia). Brandani è anche vincitore del Merola Opera Program della San Francisco Opera.
Appassionato interprete di musica antica, ha suonato clavicembalo e organo continuo con diversi rinomati ensemble europei di musica antica
Jonathan è anche fondatore, direttore e direttore artistico dell’orchestra di strumenti d’epoca L’Eloquenza; ha inoltre ricevuto la borsa di studio Theodor Körner Fonds 2010 della Repubblica Austriaca per le sue ricerche nel campo della musica barocca e classica di compositori toscani.
È stato anche direttore associato della Des Moines Metro Opera, assistente direttore della Philharmonia Orchestra della Yale University e Direttore musicale della New Haven Chamber Orchestra. Dal 2012 è Direttore Musicale di LuccaOperaFestival. Dal 2014 è Direttore Associato della Minnesota Opera.
Ospite regolare del Teatro dell’Opera di Daegu (Corea del Sud), per le sue esibizioni de Il Trittico di Puccini al 15° Festival Internazionale dell’Opera di Daegu ha ricevuto il Grand Prix, il più alto riconoscimento conferito a un artista dal Festival.
Ha lavorato anche come assistente direttore del Festival Oper Klosterneuburg (Austria).
- La sua (al momento) ultima stagione lirica al teatro del Giglio di Lucca è stata presentata e lei ha dato l’annuncio del suo saluto alla città. Come è stata la sua esperienza in questa città che è la sua città natale?
É stata una esperienza che ha portato soddisfazioni e che allo stesso tempo non è stata scevra di problemi. Pur essendo nato e cresciuto a Lucca, ho lasciato la città circa vent’anni fa e da allora ho prevalentemente vissuto e lavorato all’estero; il desiderio di portare nuove idee e strategie internazionali in questa splendida città – dal grande potenziale artistico e culturale – ha dovuto fare i conti con un sistema cittadino che per certi aspetti soffre ancora di una certa autoreferenzialità.
Sono riconoscente per la possibilità che mi è stata data di provare a realizzare una visione artistica ambiziosa e innovativa: tutto il personale amministrativo e tecnico ha accettato la sfida con determinazione e in questi mesi, grazie al lavoro instancabile e appassionato di tutti i reparti, il teatro del Giglio è cresciuto e a ha potuto realizzare collaborazioni con artisti di altissimo livello.
2. Il suo incarico è iniziato a ridosso della pandemia COVID e in un momento non facile per il teatro: con che spirito ha accettato di essere direttore artistico del Giglio e qual è stato il suo primo pensiero per un possibile programma
La motivazione principale è stata quella di far ripartire il teatro del Giglio con slancio ed entusiasmo dopo la frattura creata della pandemia. Era il momento giusto per avviare nuovi percorsi artistici e per gettare la basi di una visione artistica ambiziose e a lungo termine. Ad esempio, una delle nostre priorità è stata lavorare perché il Giglio potesse vincere la sfida di essere approvato come nuova istanza di festival per i nuovi PucciniDays 2022, in modo da avviare un inedito cartellone di manifestazioni di respiro internazionale che aumentasse l’offerta culturale per la città e allo stesso tempo aprisse una ulteriore fonte di finanziamento pubblico per le casse del teatro. Sfida che, dati alla mano, è stata vinta con successo.
3. Lucca e Puccini dovrebbe essere un binomio assoluto ed invece negli anni abbiamo assistito a programmazioni nelle quali le opere del Maestro lucchese non sono state sempre sufficientemente selezionate in termini di qualità. Qual è la sua visione di direttore artistico in merito alla programmazione delle opere pucciniane nel suo teatro?
A Lucca c’è sempre stato – e sempre ci sarà – tanto parlare di Puccini. In questi mesi il teatro del Giglio ha cercato di presentare iniziative e progetti che scavassero più in profondità nella multiforme e sofisticata anima artistica di Puccini, offrendo allo stesso tempo uno sguardo allargato all’ambiente culturale internazionale del quale il Maestro si nutriva e del quale sapeva di essere un protagonista di primo piano. Ad esempio, il progetto pluriennale dei PucciniDays ha avuto proprio l’obiettivo di presentare la figura di Puccini a 360 gradi, puntando su manifestazioni di alta qualità musicale che potessero educare il pubblico e instradarlo verso una nuova e più ricca comprensione del Maestro, rendendo giustizia della sofisticata e sfaccettata complessità artistica del nostro concittadino.
4. siamo ormai prossimi al 2024 e vicini al 2026, la morte di Puccini e la prima di Turandot. Ancora non si parla di “grandi eventi” a Lucca per ricordare il Maestro: secondo lei cosa si dovrebbe fare per onorare davvero la sua memoria e più ancora per avvicinarlo ai suoi concittadini specie ai più giovani?
É una domanda complessa, alla quale non basterebbero queste poche righe per rispondere in maniere articolata. A mio parere, invece che di pochi ‘grandi eventi’ ci sarebbe bisogno di una ambiziosa, capillare e radicale serie di iniziative di alfabetizzazione ed educazione musicale rivolte a tutte le fasce di età – e in particolare modo alla popolazione scolastica – che rendessero Puccini una figura familiare, apprezzata e veramente significativa per tutti. Dovremmo investire in un’opera di diffusione capillare della cultura musicale presso tutte le nuove generazioni, perché i bambini e i giovani di oggi diventino il pubblico di domani. L’occasione delle celebrazioni, più che alla realizzazione di singoli grandi eventi, dovrebbe essere sfruttata per creare un cambiamento sistemico e radicale nel territorio, gettando le basi di uno sviluppo culturale a lungo termine che porti ricadute positive nei decenni a venire e che possa elevare e possibilmente mantenere il livello artistico della città e del territorio a livelli più alti. Una volta passate il clamore e il trambusto confuso delle celebrazioni, cosa rimarrà di duraturo e di positivamente trasformativo per la terra natale di Puccini? Questa è la domanda che secondo me dovrebbe essere posta.
5. Un veloce rewind per ricordare quelle che lei ritiene essere le tappe più importanti della sua direzione artistica a Lucca…
Innanzitutto abbiamo riportato a Lucca Le Willis – la primissima opera di Puccini e nella sua prima versione – grazie a una collaborazione con il Festival Toscanini (anche questa una nuova partnership che abbiamo avviato).
Abbiamo realizzato una inedita collaborazione con i Lucca Comics&Games, aprendo i Comics 2022 con la musica di Puccini e l’Orchestra Giovanile Italiana e realizzando un evento cross-over Puccini/The Witcher, portando l’emozione della musica di Puccini a un nuovo pubblico di gamers e cosplayers.
Abbiamo riportato la stagione di danza a quattro titoli (privilegiando la danza con musica dal vivo), espanso l’offerta della prosa portandola a ben otto titoli, e riportato la lirica a quattro titoli (di cui due Pucciniani), collaborando con partner storici del TdG, come Ravenna e Pisa, e avviando nuove collaborazioni quali ad esempio quella con OperaLombardia.
Abbiamo creato il nuovo Festival PucciniDays2022, ospitando a Lucca decine di artisti internazionali quali Igudesman&Joo (che hanno presentato in prima mondiale un nuovo brano commissionato appunto dal teatro del Giglio), Angela Gheorghiu, Dano Raffanti, la Filarmonica Toscanini e molti altri.
Abbiamo avviato una collaborazione con il Conservatorio Boccherini per realizzare un ambizioso progetto di educazione musicale nelle scuole del territorio col fine di diffondere e promuovere la musica lirica presso il pubblico più giovane, tramite laboratori e incontri con le classi che culmineranno in una produzione e rappresentazione di Elisir d’amore che porti sul palcoscenico del Giglio giovani interpreti in un allestimento frizzante e inedito del classico titolo donizettiano.
E per finire, grazie al lavoro di programmazione svolto in questi 19 mesi, siamo riusciti ad aumentare il finanziamento del Ministero per la stagione lirica (art. 18) di ben 140.000 Euro (ovvero +26,4% rispetto a due stagioni fa): per il Festival PucciniDays, inoltre, il finanziamento ministeriale è passato da zero euro di contributo a ben a 77.000 Euro totali.
6. Cosa l’aspetta dopo questa sua esperienza e cosa si porta dietro di questi 19 mesi?
Mi porto dietro la gratitudine verso tutto il personale del Giglio per l’entusiasmo con cui hanno supportato il mio lavoro e per la professionalità con cui hanno lavorato in questi mesi. Sono inoltre felice di aver potuto realizzare molti bei progetti per la mia città e di aver collaborato con artisti di altissimo livello.
I prossimi mesi sarò impegnato come direttore d’orchestra fra Europa e Nord America con concerti e produzioni, fra le altre, di Oro del Reno, La Bohème e Nozze di Figaro: continuerò inoltre nel mio ruolo di Direttore Artistico del teatro dell’Opera di Calgary (Canada).
Stefano Mecenate
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