La discussione ostile, cioè non dialogica, non è nata oggi, ma l’iper-estensione della presa di parola l’ha fatta dilagare. Le “legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività”, evocate da Umberto Eco, non solo imperversano, ma fanno scuola anche tra persone forse meno imbecilli e più acculturate. In queste settimane viene per esempio brandito spesso e volentierissimo, ma impropriamente, il termine “NEGAZIONISMO” a proposito di chi non è d’accordo sulle cause correntemente accettate del riscaldamento atmosferico. Una minoranza, però di una certa consistenza, se 1500 scienziati a livello internazionale hanno firmato un documento del professor Franco Prodi, insigne fisico dell’atmosfera. Sappiamo che il termine “negazionista” nasce in ambito storico e si riferisce a chi, per dirla in breve, nega che la Shoa sia mai avvenuta; nega cioè fatti accertati “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Guarda caso sono tutti antisemiti e in genere inclini a riabilitare il regime nazista. Ma sul clima la situazione è diversa: non si tratta di balle insostenibili, ma di differenti valutazioni, tutte comunque basate su argomenti di carattere scientifico. Franco Prodi non nega affatto il cambiamento climatico, ma sostiene, certamente in modo vivace, che il ruolo della CO2 come suo principale fattore non è ancora dimostrabile in modo scientifico. Invece di prendere atto del suo diverso parere, si usa un termine che già di per sé significa che ha certamente torto ed ha anche altre pessime connotazioni. Che qualcuno abbia scambiato la spiegazione scientifica più accreditata addirittura per una religione o per una linea su cui non si discute del glorioso Comintern, lo ha dimostrato la proposta di Angelo Bonelli di creare il reato di negazionismo climatico. Cerchiamo di stare calmi, si suda anche di meno.
Giorgio Ragazzini
Franco Luceri
Vorrei sbagliarmi, ma temo che noi umani siamo caduti nella botte del vino, e uscire sobri da lì è un’impresa disperata.