Da sempre la mia mappa mentale di Venezia prendeva forma a cominciare dalle Zattere, cioè dalla zona sud. Ora invece sto nella zona nord. È un cambio di prospettiva significativo, devo riprogettare percorsi, scoprire scorciatoie diverse insomma cambiare un po’ il mio vedere Venezia. È un esercizio utile anche perché induce ad esplorare zone poco conosciute e penso che qualche volta anche noi dovremmo cambiare le nostre mappe mentali. Magari scopriamo di noi percorsi sorprendenti e inesplorati. Perdonatemi questa filosofia da quattro schei. Approfittando della sfolgorante giornata primaverile, ho pianificato una passeggiata fuori dai percorsi più battuti. La prima straordinaria scoperta è che da Venezia si vedono le Dolomiti!!! Se me lo avessero chiesto lo avrei negato. Dalla Giudecca non si possono vedere perché schermate dalla città. E anche quando, al primo tramonto dalla terrazza ho visto la silhouette di un monte, ho pensato (credo giustamente perché a ovest) che fossero i monti Berici, quelli di pianura tra Padova Vicenza e Rovigo. Invece no, si vedono le Alpi innevate! Che spettacolo! Poi ho fatto un lungo giro fra calli, fondamenta e canali deserti anzi quasi abbandonati, nel silenzio più definitivo, senza grida di bambini, senza i tipici scalpiccii che risuonano nelle calli. Quasi una città fantasma senza vita. Venezia è bipolare, eccessiva nella ridondanza, eccessiva nella vacuità. Le immagini di questi silenzi tuttavia erano di una potenza suprema. Ecco qualchefoto. Quelle delle montagne sono ovviamente poco incise, le ho fatte con il mio telefonino che non è questo gran che, ma almeno documentano.
Francesco Pellizzari
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