Tra gli amministratori fiorentini più longevi, ovvero che più a lungo hanno frequentato Palazzo Vecchio, storica sede del governo della città, ricordiamo Giorgio Morales quando, ancora giovane, era diventato “padre dei Quartieri”. Infatti lo troviamo, insieme al sindaco Gabbuggiani a percorrere i quartieri di Firenze per presentare, in vivaci assemblee, il nuovo progetto di decentramento previsto da una recente legge dei primi anni ’70, che aveva lo scopo di rendere il governo comunale più vicino ai cittadini. La prima amministrazione Gabbuggiani si rinnoverà con le elezioni del 1980 e Morales, ora vicesindaco, continuerà a ricoprire altri importanti incarichi, come quello di assessore alla cultura. Negli anni ’80 Firenze si è aperta ad una dimensione europea ed internazionale, promuovendo iniziative di alto livello. E sarà sempre il nome di Morales al centro dell’attenzione e dei riconoscimenti ufficiali. La passione e la competenza che saprà ogni volta dimostrare sono una garanzia sicura per la buona riuscita di queste importanti iniziative di grande richiamo culturale.
Nei primi mesi dell’83 la giunta Gabbuggiani viene messa in crisi e verrà sostituita da un’alleanza laico- socialista che eleggerà sindaco Alessandro Bonsanti. Alla sua morte nel febbraio del 1984, si riaprirà il problema della successione e sarà Lando Conti, repubblicano, sostenuto da Spadolini a spuntarla dopo alcune settimane di trattative. Anche in questa giunta laico-socialista (un pentapartito DC PSI PRI PSDI PLI) la presenza di Morales rimane una sicura garanzia in un periodo di forte espansione dei progetti culturali di Palazzo Vecchio.
Con la nuova giunta guidata da Massimo Bogianckino, Morales sarà di nuovo al centro dell’attenzione per importanti incarichi artistico – culturali. Sono anni positivi per la città di Firenze, che il sindaco Bogianckino vuole più moderna, più attrezzata per affrontare le nuove importanti sfide: concludere il progetto di riqualificazione delle periferie con un accordo tra il Comune e le società FIATe FONDIARIA per il recupero di vaste aree periferiche, una viabilità da potenziare, un aeroporto da ampliare, un turismo da sviluppare. Tuttavia in consiglio comunale non mancheranno momenti di contrasto e minacce di crisi. Lo scontro è aperto sul progetto a cui Bogianckino più teneva, cioè “l’espansione a nord-ovest”, ma dopo le critiche di varie associazioni e partiti, e il PCI fermato dalla nota telefonata del segretario nazionale Occhetto, il progetto si bloccherà, una grande delusione per il sindaco.
A questo punto le sue dimissioni lasceranno la porta aperta a Morales (all’epoca assessore alla cultura) che sarà in carica dal 2 ottobre 1989, sindaco “provvisorio” fino alle elezioni ormai vicine: per lui voteranno PCI, PSI e PSDI, schede bianche da tutte le opposizioni.
La vera partita quindi si giocherà l’anno dopo, a giugno 1990, quando Morales ottiene un bel successo personale con oltre 4600 preferenze, superando il segretario socialista Riccardo Nencini; buona la crescita del PSI che aumenta in percentuale e porta da sette a nove il numero dei consiglieri. Sulla carta la formula di pentapartito ora può funzionare, i numeri ci sono, sono rientrati anche i liberali, nasce una nuova giunta di pentapartito con sindaco Morales e un’, alleanza formata da DC PSI PSDI PRI PLI. Quindi “sindaco socialista”, orgoglioso di dichiararsi tale fino alla fine della sua carriera, anche quando il suo partito non ci sarà più, senza concedersi troppo al rimpianto e alle recriminazioni.
In un suo libro autobiografico (L’assedio di Firenze, Le Lettere 1995) Morales procede con piglio sicuro a raccontare molto di sé e del suo ultimo incarico, cominciando dal primo capitolo che ha prevedibilmente come titolo: “C’è al telefono Occhetto”, cioè cominciando da quando tutto era finito, da quel 26 giugno 1989 quando una telefonata da Roma aveva comunicato alla direzione provinciale fiorentina del PCI la rottura dell’accordo con la FIAT e la Fondiaria Assicurazioni. Per Morales siamo a un inevitabile cambiamento del nuovo volto dello storico partito. Che cambierà nome e linea politica “perché il nuovo corso del PCI-PDS ora è rosso-verde, l’ambientalismo sostituisce la lotta di classe, Marx e il Capitale cedono il passo all’ecologia. ( dall’Assedio di Firenze)
Morales resterà in carica per l’intera legislatura, fino all’aprile 1995, quindi per un periodo abbastanza lungo, “anzi lunghissimo – scrive lui stesso con orgoglio – se si considera che gli ultimi tre sono stati gli anni della cosiddetta Tangentopoli. Un record, addirittura, rispetto alle altre grandi città: nessun sindaco è stato in carica per l’intero mandato 1990-1995. Per di più, con una maggioranza di pentapartito, ossia dei cinque partiti spazzati via dalla bufera di Mani Pulite”.
Alle elezioni del 1995 vedremo per l’ultima volta Morales in gara per affrontare un nome nuovo della politica, Mario Primicerio, proposto dalla Convenzione democratica. E’ cambiata nel frattempo la legge elettorale: ora si vota per il candidato sindaco e per i partiti o le coalizioni che lo sostengono, sarà quindi una “elezione diretta” non più affidata al consiglio. Sarà Primicerio a prevalere con un ampio consenso e al sindaco sconfitto non resterà che rappresentare coraggiosamente l’opposizione sui banchi dell’aula consigliare. Nel suo libro autobiografico così commenta, non senza amarezza, la sua uscita di scena: “Ho perso. Non ci sono scusanti, né recriminazioni. In democrazia gli elettori hanno sempre ragione”.
Ci saranno per lui altri incarichi amministrativi, tra questi l’incarico di Difensore civico, con nomina del Consiglio Ragionale della Toscana. Dunque una vita coerente, tutta dedicata alla cultura, alla politica e all’amministrazione di Firenze, lui spezzino di nascita ma “fiorentino di adozione” come sicuramente si sentiva e come sempre i fiorentini lo hanno considerato e apprezzato.
Marisa Brambilla
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