Ermal Meta, cantautore, compositore e polistrumentista di origine albanese apre un chiaro dibattito sulla macabra vicenda di violenza sessuale di gruppo avvenuta a Palermo.
Tale stupro è oggetto da giorni di una narrazione superficiale e tossica, spesso giustificativa dai sette ragazzi nella assurda ricerca di alibi perfetta che faccia ricadere, in qualche modo la responsabilità sulla giovane.
L’artista con toni pacati si è speso fin da subito su questo fatto di cronaca con una serie di post mediante i social e durante una diretta su Instagram. Ermal riferisce di aver raccolto numerose testimonianze di donne vittime di abusi, aprendo un dibattito sulle pene che meriterebbero realmente gli stupratori e sulla difficoltà che hanno attualmente le vittime nel denunciare codeste violenze.
Questa volta il cantante fa un appello alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, per fermare la violenza sulle donne, precisando che il suo intervento in merito non vuol essere un’invettiva contro la giustizia italiana, ne vuol creare polemiche inutili , ma vuol cessare una mattanza di sorelle, fidanzate, mamme, nonne, donne in generale che subiscono e spesso restano in silenzio per paura delle conseguenze ,restando in un angosciante silenzio.
Una situazione che preme tanto il cantautore, ma con l’unico intento umanitario di non lasciare sole queste donne, poiché nessuno da peso ne ascolto al loro dolore, pertanto chiede che questo silenzio degli innocenti deve necessariamente terminare.
Senza dover scatenare nessun odio, ma consapevoli che quando si commette uno stupro, l’eco di tale crimine perdura per molto tempo, non solo un danno fisico, ma soprattutto psicologico.
La netta presa di posizione di Ermal Meta nel sostenere la necessità di adottare pene che si adeguate alla gravità del reato in modo che queste possano fungere da deterrente, inoltre si riferisce alle famiglie che hanno il compito di educare, ma attualmente risaputo che siamo in una crisi profonda di fallimento del dialogo come via maestra per l’educazione.
In questo contesto è evidente che l’educazione genitoriale abbia un ruolo chiave, ma attualmente anche la propensione all’ascolto da parte degli adulti resta superficiale e facilmente rifiutato.
Tuttavia il cantante è rimasto nei cuori di molti artisti e non solo, per la tenerezza di una canzone già nel 2017 “Vietato morire” nella 67esima edizione di Sanremo, un pezzo autobiografico che racconta delle violenze subite da piccolo dal padre e dal grande amore della madre , rappresentando un accorato appello a non mollare mai, qualunque ignobile circostanza ci presenti la vita. Un inno contro la violenza sulle donne e non stupisce la sua solidarietà di Ermal verso le vittime.
La violenza in ogni sua forma è una piaga che non può e non deve trovare spazio. Determinate brutalità giovanili ci rammentano di essere dinnanzi ad una mancanza di valori umani, né di rispetto, né di dignità con perdita di modelli educativi, pertanto urge interrogarsi sul complesso fallimento, del sistema familiare, sociale, educativo e formativo.
Educare al rispetto e alla tutela della dignità di singolo individuo rappresentano valori essenziali su cui fonda la nostra civile convivenza e per contrastare questa pericolosa deriva occorre un lavoro da parte di ognuno, un cooperativismo sociale nel quale nessuno si ritenga escluso.
Dolores Di Mambro
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