Nel concludere il monumentale lavoro di ricerca e analisi racchiuso in Il mulino di Amleto, G. De Santillana e H. von Dechend accennano alla possibilità che l’epoca che si stava aprendo, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, sarebbe stata testimone di una debacle della razionalità, per via di una sorta di sfiducia o timore apocalittico.
Eppure, i due autori sono pienamente consapevoli dell’avvento di un’epoca in cui, a loro stesso dire, già si discuteva di quanti e di dinosauri elettronici. I due autori concludono inoltre che, rispetto all’orizzonte del proprio tempo, non si intravede tuttavia alcuna nuova <sintesi>.
Per i due illustri ricercatori la ragione ha caratterizzato in passato due epoche, che essi distinguono sotto il nome di “fato antico e fato moderno” (cfr. saggio omonimo edito dall’Adelphi). In breve, un’epoca precedente in cui la vita umana è stata caratterizzata generalmente da una concezione circolare del tempo e quindi un’epoca successiva caratterizzata diversamente da una concezione lineare del tempo, improntata all’idea di un progresso generale e costante dell’umanità.
Allora sembrerebbe almeno che, messa da parte questa seconda epoca di progresso inarrestabile della mente umana, questa abbia inteso e intenda ripiegare su se stessa di fronte all’immensità sconfinata del cosmo. Quello stesso cosmo in cui, per gli antichi, ogni cosa trovava il proprio posto o legame mediante reciproche relazioni tra tutte le parti che componevano il cosmo inteso per l’appunto come intero.
Quando Aldous Huxley nel 1932 aveva parlato di un mondo nuovo, aveva prefigurato la realizzazione di un Apparato scientifico-tecnologico, di cui molto si è parlato in questi ultimi anni e in particolare nell’ultimo lustro del tempo corrente.
Si ritiene comunemente che la ragione o mente razionale abbia necessariamente a che fare con lo sviluppo della logica scientifica, ma ragione, mente e logica sono entità diverse. La ragione, a differenza della mente, non riguarda soltanto un processo matematico o filosofico; bensì, basandosi in entrambi i casi su una forma di calcolo algoritmico, la ragione sovrasta la mente e apre a una radura, così direbbe Martin Heidegger, in cui si opera il disvelamento e l’uomo si rende conto in maniera definitiva del proprio esser-ci nel mondo. Ovvero della propria condizione di <mortale>, che lo contraddistingue assolutamente come specie.
Nell’epoca attuale, più di ogni altra mentalità logica, il transumanismo allude alla possibilità che la <mente> possa trascendere i limiti della <condizione>, entrambe umane, e consenti-ci di ascendere, per così dire, a un livello più alto dell’evoluzione. In questo tentativo, la mente agisce in modo limitato e circoscritto rispetto a quella ragione che consentiva di dare all’uomo una certezza su cui fare pieno affidamento. Quella stessa ragione che, a detta degli autori, sembrava e sembra stia venendo meno. Ma, almeno al momento, non credo sia affatto così.
Angelo Giubileo
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