Si estende la mobilitazione degli studenti universitari che evidenziano il caro affitti nelle città in cui seguono le lezioni. Non è una novità, ma nel vortice della corsa ai rincari generalizzati del dopo covid, colpiscono i livelli che sono stati raggiunti in alcune città, con anche 7-800 euro per una stanza.
E’ interessante notare come, a ruota (dov’erano prima?) vari Sindaci e parlamentari stanno dando ragione agli studenti e promettono ferro e fuoco. Le parole che ricorrono più spesso sono “social housing”, una allocuzione di moda che viene tirata fuori da questo o quell’altro politico ogni volta che si manifesta in modo più cruento la crisi degli alloggi. Se tutte le volte che questa allocuzione è stata tirata fuori avesse corrisposto ad almeno la creazione di un alloggio, oggi saremmo in overdose. Ma non è così.
Ci si lamenta che gli studenti scappano o sono poco presenti nella vita universitaria, ma nel contempo si continua a parlarsi addosso sugli alloggi e, più in generale, sui servizi connessi alla vita universitaria.
I Sindaci, soprattutto, sembrano più interessati a creare alberghi di lusso, a facilitare la trasformazione delle abitazioni private in pseudo-alberghi piuttosto che a creare un tessuto -, edilizio in questo caso – che dia senso alle città, oggi quasi tutte indirizzate verso una sorta di parco turistico usa e getta oppure per turisti facoltosi.
I politici, soprattutto i Sindaci, sono specializzati in canti delle sirene dove, mentre ugulano firmano progetti e incentivi urbanistici per la trasformazione delle loro città come già oggi sono, per esempio, Firenze e Venezia.
In una situazione del genere contano solo i fatti specifici per il settore e non quelli generici sul mercato immobiliare: college, case di proprietà pubblica e incentivi fiscali per chi affitta a studenti. E con urgenza. “Vedere cammello”. Il resto è solo propaganda, così come sono propaganda i presunti provvedimenti per impedire al mercato immobiliare di continuare ad esser tale, cioè libero.
Altrimenti, vorrà dire che a politici ed amministratori non gliene frega nulla degli studenti.
Vincenzo Donvito
Giampaolo Mercanzin
Ho assunto la direzione dell’Opera Universitaria (ora ESU di Padova) nel 1972, dopo che l’allora Rettore Enrico Opocher mi inviò a bologna per una riunione sul diritto allo studio.
Da quel momento il mio impegno fu dedicarmi a sviluppare alloggi e servizio di ristorazione.
Ebbi l’occasione di assorbire la “Fondazione case dello Studente” che garantiva circa 800 ragazzi che aggiunti ai poco più di duecento dei collegi Morgagni ed Ederle, portavano a1000 le disponibilità. Chiesi al Rettore/presidente di poter affittare sul mercato.
La “Fortuna” mi aiutò perché un’impresa stava ultimando per il Ministero del Tesoro una cinquantina di grandi appartamenti. Ottenni la loro locazione ad un prezzo equo che poi l’Ente acquistò parte con fondi propri e parte in affitto.
Gli alloggi a prezzi estremamente calmierati divennero quindi circa 1.350.
Via via, con gli avanzi di amministrazione acquisimmo fino al 1999 circa 2000 alloggi. Tutti destinati a “capaci meritevoli, privi di mezzi”
Praticamente per gli studenti regolari (addirittura fini al 2° anno fuori corso) venivano garantiti.
Non metto lingua su cosa successe poi. So che ora – tra “erasmus” e specializzandi – i posti si sono ridotto a 1.200.
Morale: molta demagogia e trascuratezza, hanno dimenticato questo indispensabile servizio.
Ora tocca alla sig.ra Meloni, che potrebbe avvalersi del “regolamento studenti” del 1938,
in tutte le sedi e succursali universitarie.
Giampaolo Mercanzin, gia direttore Ente per il diritto allo studio di Padova.
Cesare Mannucci
Caro Mercanzin sarebbe interessante fare più che un commento un buon articolo che volentieri pubblicherei nella sezione dedicata agli Editoriali. Concordo sul fatto che c’è una informazione distorta ed incompleta su questo tema di grandissima attualità ed importanza….