“Vede, non sono mai veri diritti, non c’è mai in questo sistema una vero diritto profondo, sono tutte concessioni”. Me lo disse tanti anni fa, ero ancora al Tg1 e mi occupavo di economia e sindacato, il più noto fiscalista italiano dal nome non italiano Victor Uckmar, nato a Genova nel 1925 e morto nella stessa città nel dicembre di sei anni fa. Un luminare di scienza della finanze, della giurisprudenza amministrativa e prezioso accademico.
L’avvocato Uckmar era molto chiaro: burocrazia e incrostazioni bloccano un rapporto più limpido e trasparente tra Stato e Cittadini. Da come mi disse quelle due parole, Stato e Cittadini, mi viene di mettere le maiuscole ad entrambe le iniziali. Che Stato ci sarebbe se non ci fossero i veri Cittadini? E che Cittadini saremmo senza uno Stato? Perché non ci intendiamo sul contributo che ognuno di noi deve e può dare al sostentamento dei servizi dello Stato? Bel problema. Atavico. Ma l’aggettivo “atavico” non è e non deve essere un alibi: non è che se una roba è atavica non si può risolvere.
Mi ricordava Ukmar in quell’intervista di oltre trent’anni fa: viviamo in un regime di concessioni, condoni, perdoni e revisioni mentre la Costituzione ci dice che avremmo e abbiamo dei diritti chiari e netti. Filosofia e pratica, giurisprudenza pura e burocratite spinta. A proposito di catasto e di riforma degli estimi catastali, a proposito di imposte progressive e valutazioni dei patrimoni: enorme antico problema dello Stato. E quindi di tutti noi.
Un po’ di burocrazia è necessaria altrimenti sarebbe un conflitto permanente di procedure e pratiche, ma l’eccessiva burocrazia rischia di frenare e capovolgere tutto. E anche vero che siamo un popolo di netti approfittatori, speculatori e in molti casi anche di frodatori, com’è successo anche in questi mesi nell’ambito delle ristrutturazioni edilizie. Il problema è sempre lì: qualcuno, e forse più di qualcuno, inganna lo Stato, che poi siamo noi, e allora lo Stato mette le briglie a tutti i cittadini; lo Stato mette molti vincoli e allora qualcuno cerca di svincolare con sistemi che violano le norme civili e penali. E questo è male. Molto male.
Anni e decenni di ricerche e studi per ridurre l’evasione e l’elusione fiscale e siamo a quasi metà dei nuovi anni Venti e la situazione è quasi uguale a quella della metà degli anni Settanta dell’altro secolo, dell’altro Millennio. Non si sa più neanche quanti siano i miliardi di euro evasi ed elusi ogni anno in Italia: qualcuno dice 120, altri dicono solo cento, “solo” è un termine di speranza o quasi disperato, altri una via di mezzo: saranno 120 miliardi, spanna più spanna meno. Bello, anzi brutto. Ma cento miliardi di euro di evasione ed elusione fiscale non sono bruscolini. I miliardi in meno di introiti per lo Stato sono infermieri in meno, strade bucate, medici non sostituiti, maestri e professori che non entrano in ruolo, blocco o rallentamento, della ricerca magari sulle malattie rare e cattive, riduzione dell’assistenza agli anziani e dell’educazione solidale ai piccoli ai bambini.
Si litiga sui venti milioni da dare al sostegno psicologico e non si riesce ad attuare una concreta azione di contrasto all’evasione delle tasse e delle imposte. Perché? Già, anche la risposta a questo semplice perché non sarebbe male da analizzare. Ci sono cose più urgenti da affrontare. Sempre e forse. Ma se non si risolve il problema delle entrate è difficile continuare a spartire il volume delle uscite. I diritti non sono (solo) concessioni. Le pubbliche affissioni sono concessioni, magari a tempo. La salute, la scuola, la mobilità, la sicurezza, il respiro pulito sono diritti. E vanno alimentati da tutti. Grazie professor Victor Uckmar per quella lezione di trent’anni fa.
Fabrizio Binacchi
Gian Franco Orsini
Il problema dell’Italia è che abbiamo raggiunto da soli 150 anni circa l’unità nazionale. Ad esempio: c’è ancora troppa differenza fra le mappe catastali ereditate dal lombardo veneto e quelle ereditate dalle due sicilie. Perchè? Da toscano penso che in certe zone d’Italia sia uno sport da parte dei cittadini cercare di “fregare ” lo stato. In realtà ad essere fregati sono i cittadini che non vivono in uno stato di diritto. Come mai nel Regno Unito non ci sono i notai (sono sufficienti dei pubblici funzionari) ed i tribunali funzionano, mentre da noi l’attività dei notai non è sempre esente da critiche( per usare un eufemismo) ed l’attività dei tribunali è sotto gli occhi di tutti? Speriamo non ci vogliano altri secoli per migliorare anche in Italia il rapporto fra stato e cittadini.
Claudio TASSELLI
Credo che il problema vero sia nella “cultura” generale che ritiene gli evasori dei furbi, magari utilizzando il termine più dolce di “furbetti” e non dei ladri come in realtà sono.
Non rubano ad una persona ma a tutti e questo aggrava il peso del reato.
Cambiare è sempre difficile e quando si tratta di una cultura è impresa titanica ma bisogna pur cominciare.
Ad esempio, perché l’alzata di scudi di fronte ad un censimento che aggiorni il Catasto? Prima di aumentare le tasse sugli immobili non emergerebbero tutti quelli ad oggi sconosciuti al fisco che non sono certamente pochi?
La chiarezza nelle leggi e norme permette anche di individuare più facilmente la corruzione altro aspetto che spalanca le porte all’evasione.
Dovremmo tutti dare il nostro contributo alla ricerca della chiarezza e dell’onestà, con il nostro comportamento e non giustificando azioni scorrette come se fossero la normalità.
Dobbiamo fare in modo che prenda forma la volontà politica per muoversi in questa direzione e nessuno può tirarsi fuori dalla partita.