Sono due i dati che emergono dall’elezione in Spagna. Il primo è che i Popolari di Alberto Núñez Feijóo, dato alla vigilia del voto per sicuro trionfatore alle urne, vincono ma non hanno la maggioranza per governare. Il secondo, forse il più significativo, è che i Socialisti di Sanchez frenano l’onda nera di Vox, stringendo in un angolo chi sperava di fare pendant con l’Italia di Giorgia Meloni. E’ un dato che non era scontato e che riaccende le speranze in Europa. Anzi quel clima di destra che soffiava sulla politica del nostro continente sembra aver cambiato direzione. E forse, proprio l’incapacità del governo italiano, ha contribuito alle scelte degli spagnoli.
Il blocco “involuzionista” è così sconfitto, ha dichiarato Pedro Sanchez e ringraziando gli elettori ha detto: “siamo una grande democrazia”. I Socialisti ottengono più voti rispetto a quattro anni fa (122 seggi 31,7%, +2), più di sette milioni di persone hanno scelto di voltare il partito di Sanchez.
Ma vediamolo nel dettaglio il voto. Il partito Popolare vince e porta a casa 136 seggi (33% dei voti,
+47 rispetto al 2019), ben lontano dalla maggioranza assoluta anche contando l’ultradestra di Vox (12,3%, terza forza con 33 seggi, -19) e le altre formazioni minori della destra, che si fermerebbe a 171 deputati sui 176 necessari. Il partito Socialista, come dicevamo, limita i danni con un risultato ben al di là di quanto prevedevano i sondaggi: 122 seggi (31,7%, +2) ai quali si aggiungono i 31 della nuova coalizione di sinistra di Sumar (12,3%). Gli altri potenziali alleati della coalizione sommano altri 19 seggi (7 gli indipendentisti catalani di Erc, 6 la sinistra radicale basca di Bildu, 5 i nazionalisti baschi del Pnv più altre formazioni minori) per un totale di 172.
Rimangono quindi i sette voti degli indipendentisti conservatori catalani di Junts, che di fatto hanno attualmente la chiave della governabilità: senza il loro apporto, lo scenario più probabile è infatti un ritorno alle urne.
Carlo Pecoraro
(Da “Avanti Online”)
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