Il libro “Psycologie de la connerie” (Psicologia delle cazzate) è un testo francese curato dal grande psicologo Jean Francois Marmion che spiega come il fenomeno delle “cazzate” non è sostanzialmente aumentato rispetto al passato ma esso è solo più visibile e dirompente in quanto viene amplificato per via dei “social” che consentono grande visibilità all’imbecille di turno che le spara sempre più grosse.
Le “cazzate”, per il nostro autore, si dividono in due grandi categorie filosofiche: il catastrofismo e l’ottimismo, per cui ci sono quelli che vedono ovunque la fine del mondo e quegli altri per cui va tutto bene. Ormai, pare, che una vita senza idioti non possa più esistere. Prendiamo il tragico ed unico caso dell’Italia attraverso un semplice ed empirico esame storico. Fu deciso, su una grande spinta emotiva e popolare, che Dc e Psi andassero cancellati nel tragico biennio 1992-1994. Così ci trovammo dei dilettanti, a voler essere gentili e cauti, a contendersi la presunta guida del Paese: uno che garantiva da subito almeno “1 nuovo milione di posti di lavoro” ed un altro che si vantava di aver messo su “una gioiosa macchina da guerra”. Dopo 30 anni i posti di lavoro sono sempre pochi e mal pagati e la macchina da guerra è divenuta un’allegra brigata di guitti. Attualmente una brava signora, per la prima volta in Italia, si è seduta a Palazzo Chigi e, dopo aver verificato, di non poter realizzare quello che aveva promesso in campagna elettorale l’autunno scorso ha compreso che il suo ed il nostro futuro dipende dall’Europa. E qui casca l’asino italiano! L’Europa non è cattiva e né matrigna, essa è il risultato di “accordi politici” da cui l’Italia si è tenuta volontariamente fuori in questi 30 anni per mancanza di partecipanti pensando che era più profittevole gridare e cantare “Forza Italia” come si fosse allo stadio oppure cantando e gridando “Bandiera Rossa” come chiedevano, a gran voce, nostalgici rifondaroli che non tenevano in nessun conto il fallimento storico, economico e politico del comunismo. In Europa, invece, i socialisti ed i popolari continuavano e continuano ad esserci e a lavorare alla costruzione dell’Europa a loro immagine e somiglianza. La speranza della Meloni era ed è quella di voler rompere l’alleanza storica fra i socialisti e i popolari in Europa con le prossime elezioni europee, ma la speranza poggia sulle sabbie mobili in quanto la presidenza Ursula von der Leyen (popolare) e l’intero governo della UE si regge su quella alleanza. Per cui, mentre i nostri si sollazzavano con le grida prima citate, gli altri facevano i propri interessi come la commedia della lotta ai paradisi fiscali, tanto per citarne qualcuno, dove il democristiano Jean Claude Juncker è stato il premier del Lussemburgo che ha consentito al Gran Ducato di diventare un Paradiso fiscale col consenso europeo legato all’asse dei democristiani e dei socialisti. A febbraio 2019 il Consiglio dei 28 Ministri dell’Interno bloccò l’inserimento nella lista nera di 7 Paesi che non contrastavano il riciclaggio di denaro sporco: Arabia Saudita, Panama, Samoa, Samoa USA, Portorico USA, Guam USA e Isole Vergini USA per errori di metodo della Commissione europea presieduta, guarda caso, da Juncker. Impossibile per l’Europa chiedere ed ottenere la linea dura con gli altri quando, all’interno della UE, Olanda, Cipro, Lussemburgo, Irlanda e Malta praticano l’offshore ai capitali e tassazioni super agevolate alle imprese fanno lo stesso. Mentre da noi in 30 anni i vari D’Alema, Prodi, Amato, Berlusconi, Monti e Draghi accentuavano l’illusorio controllo di capitali con le risibili misure legate alla riduzione del contante per fermare i capitali sospetti mentre gli altri, prima citati in Europa, ne consentivano le transazioni sulle loro banche. Per non parlare della “vana ed ingenua speranza”, nonostante il baciar di scarpette internazionale di qua e di là dell’Atlantico, della conferma senza modifica dei parametri di Maastricht il prossimo 1° gennaio 2024, dove fanno buona guardia chi li ha costruiti e mantenuti in ordine come il premier socialista tedesco Olaf Scholz e a seguire Olanda, Danimarca e finanche la Polonia che, guarda caso, fanno tutti parte con ruoli importanti di quelle due storiche famiglie politiche. La vana speranza di quest’ultima maggioranza della sedicente seconda repubblica è che rivedano il “Patto di Stabilità” che, tolto qualche timido maquillage, rimarrà quasi inalterato. D’altronde la politica nostrana ha un unico scopo: mettere le mani sulla spesa pubblica ed aumentarla per corroborare le diverse corporazioni da cui siamo afflitti. Per i molti che non lo sanno la spesa pubblica nel 2022 è stata di 1.085 miliardi di euro, pari al 56,8% del PIL una cifra monstre di cui nessuno si preoccupa. Tutti intenti a trovare una corporazione cui elargire benefici e mai nessuno che incominci a proporre riduzioni di spese folli che non producono altro che debiti che si accumulano a quelli già in corso. Il Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? purtroppo lo pronunciano in pochissimi. Si potrebbero fare tante cose che ci riserviamo di rappresentare in un altro articolo più analitico contro le mille “corporazioni” che ci costano qualche centinaio di miliardi l’anno. Un primo e semplice provvedimento potrebbe essere che, per il solo 2024, un taglio del 5% su tutte le voci di uscita porterebbe la spesa pubblica a soli, si fa per dire, 1.030 miliardi di euro dai 1.085 del 2022. Si otterrebbero alcuni benefici: il primo sarebbe un doppio forte segnale ai mercati di ordine psicologico, aspetto molto determinante sui mercati finanziari, il secondo abbasserebbe di colpo lo spread dagli attuali 167 punti base ad almeno 90, considerando che la Spagna è ad appena 102. Tradotto alcuni miliardi l’anno di soli interessi in meno da pagare e se togliessimo un bel po’ dei malefici “bonus” avremmo un altro sicuro rientro di alcuni miliardi. Sicuramente i difensori della spesa pubblica sempre e comunque (cioè tutti) eleveranno i loro “peana” al cielo con maledizioni ed oscuri presagi, ma bisogna sapere che non avendo né un democristiano come Andreotti e né un socialista come Craxi, tanto per citarne due,in Europa continueranno a non ascoltarci e soprattutto a non fidarsi. Purtroppo non avendo più quelle due famiglie politiche che, piaccia o non piaccia, continueranno a guidare l’Europa anche con le elezioni del 2024 siamo alla mercè di 30 anni di promesse fatte e non mantenute come le ultime: il blocco navale, la flat tax, l’uso dei fondi UE, turismo abbinato ad una crescita felice (?), energia pulita e a costi sostenibili, togliere le accise sui carburanti, senza dimenticare il sogno di tutti gli italiani la sburocratizzazione…
Raffaele Romano
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