Il problema sono missili russi che cadono sui civili delle città ucraine distruggendole mitendo morti e incendi. I russi hanno occupato non solo l’Ucraina dal 2014, ma anche l’Ossezia e l’Abbazia della Georgia. Ora l’Europa, l’Europa che non c’è, deve svegliarsi e non ripetere il 1939. La Gran Bretagna aveva sottoscritto il Memorandum di Budapest in cambio del disarmo nucleare dell’Ucraina, mentre la Russia non avrebbe mai attaccato il paese. Ma oggi i russi (sconfitti sul campo?), lanciano i missili sulle città da Belgorod, e dalla Bielorussia. colpendo i civili. Questo è indegno. L’Europa non esiste e l’interrogativo si porrà presto sull’Occidente. Si porrà anche sulla Gran Bretagna che aveva promesso. L’Ucraina è una libera repubblica dal 1991 e con enormi peripezie, coraggio e affanno ha superato per buona parte la vecchia ideologia ereditata. Zelensky è il sesto presidente, e il miglior prodotto politico che l’Ucraina democratica abbia espresso. I frutti del sacrificio di Maidan, passato Poroshenko, si sono visti subito e il paese si stava avviando verso una crescita economica e sociale buona e costantemente in miglioramento nonostante che la guerra dal 2014 abbia frenato i suoi propositi di diventare una nazione emancipata al pari di quelle dell’Europa occidentale.
Questa corsa pare momentaneamente si sia fermata per l’invasione russa. Vale la pena che questa evoluzione abbia avuto le basi dal memorandum di Budapest del 1994 nel quale la Russia in cambio delle testate nucleari dismesse dall’Ucraina avrebbe rispettato l’integrità territoriale del paese. Nel memorandum si erano impegnati a garanzia, USA e Regno Unito, questa aveva sottoscritto in aggiunta la formula “casus foederis”, cioè impegno di alleanza in caso di aggressione con l’intervento militare. Il futuro sarà per l’Ucraina l’entrata nella comunità europea, e per la Russia dissoluzione e miseria. E’ difficile comprendere come ci siano ancora persone che sostengono Putin, ed è evidente che sono dalla parte sbagliata per ignoranza. Il mondo si svegli.
Enrico Martelloni
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