Oltre ai dati, che come sempre sono la ragione principale del movimento dei mercati, ultimamente, i continui e ripetuti interventi dei vari rappresentanti delle diverse banche centrali rappresentano uno dei motivi più rilevanti dello spostamento delle price action. In particolar modo, la giornata di ieri, è stata caratterizzata dalle dichiarazioni di un numero importante di rappresentanti di politica monetaria. A cominciare da Bailey, governatore della Boe, che ha parlato dell’inflazione sostenendo che l’economia britannica resta forte nonostante una inflazione che ancora morde, anche se probabilmente, ha ricordato, verso la fine del 2023 i prezzi, soprattutto quelli dei prodotti alimentari, caleranno.
Poi ha parlato Daly della Fed che ha richiamato la necessità di almeno due rialzi del costo del denaro nell’anno in corso, nonostante sia appropriato comunque pensare ad un rallentamento della politica restrittiva. Rimane però il rischio, secondo Daly, di fare troppo poco rispetto a fare troppo. E infine per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ha affermato che potrebbero esserci anche di piu’ di due rialzi. Insomma tutto e il contrario di tutto. Poi sono intervenuti Mester sempre della Fed che ha ricordato che i tassi non sono ancora così restrittivi ed è prematuro parlare di sconfitta dell’inflazione. Ha infine ricordato che aveva votato a favore di un altro rialzo dei tassi nel mese di Giugno. Poi hanno parlato Nagel ed Herodotou della Bce che hanno ricalcato lo stesso tema, ovvero inflazione troppo alta in Europa, e tassi che dovranno ancora salire. Ricordando comunque che in futuro i tassi non torneranno piu’ a livelli negativi. La reazione dei mercati ha seguito la logica dell’acquisto di asset di quelle aree le cui banche centrali sono maggiormente rialziste sui tassi, quindi Bce e Boe rispetto ad una Fed ancora falco, ma meno in ragione di un inflazione che negli Usa cala più che altrove. Tanto è vero che le aspettative di inflazione per il 2024 sono scese al 3.8% dal 4.1% previste nel maggio scorso. I mercati azionari americani, hanno reagito con un rialzo abbastanza contenuto, tra lo 0.18% del Nasdaq allo 0.62% del Dow, passando per lo 0.24% dell’S&P500.
VALUTE.
Nel nostro mercato si sono visti movimenti significativi con l’EurUsd che ha rotto 1.1000 portandosi non lontano dai massimi visti tra fine aprile e inizio maggio a 1.1090 95 area, e una violazione di quell’area porterebbe a pensare a dei target vicino a 1.1500. Sul Cable stessa storia, nel senso che siamo vicini a obiettivi compresi tra 1.3000 e 1.3150. E se da un lato non sembrano esserci ragioni macro a spiegare tali movimenti, considerato che la congiuntura in Europa e in Uk sembra decisamente peggiore che negli Usa, dall’altro crediamo che dei motivi forse plausibili potrebbero essere legati al restringimento del delta tassi tra le diverse aree. E’ a tal proposito è sceso anche il UsdJpy che dopo il test di 145.00 ha mollato fino a 140.70, prezzo attuale, con possibili obiettivi, se si procede al ritmo attuale, anche a 138.50. Sul fronte delle oceaniche invece, notiamo un rafforzamento meno significativo di Aud e Nzd con i cross EurAud ed EurNzd così come GbpAud e GbpNzd che continuano a macinare guadagni e si avvicinano ai punti chiave. Sono e restano dei cambi legati ad un aumento del risk off, che peraltro sembra ritornare debolmente sulla scena con un leggero rialzo del Vix, sopra i 15 punti, il che significa che in questo caso l’aumento dell’avversione al rischio coincide con un indebolimento del dollaro anziché un rafforzamento come asset rifugio. E’ questa la vera novità in un mercato, quello dei cambi, che è tornato a seguire la logica delle correlazioni. Lo Jpy sale come asset rifugio insieme al franco svizzero. Il dollaro rappresenta invece un asset di investimento, considerata l’appetibilità dei tassi di interesse. Vedremo quanto durerà.
DATI DI OGGI.
Sul fronte dati segnaliamo, stamani l’uscita dei dati sull’occupazione inglese alle 8.00, ma anche quelli relativi all’inflazione tedesca, interessante market mover per la moneta unica. Alle 11.00 lo Zew, sempre tedesco, e nel pomeriggio il redbook Usa. Per quel che riguarda la disoccupazione inglese, l’attesa è per un +3.8% mentre l’inflazione tedesca è attesa al 6.4% nel dato generale e +6.8% nel dato armonizzato. Infine, non dimentichiamo i soliti interventi dei banchieri centrali oggi pomeriggio con Villeroy della Bce, e Bullard della Fed.
Saverio Berlinzani
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