Ho conosciuto Giorgio Morales per caso, nel 1968. In quell’anno si svolse il congresso nazionale del PSI-PSDI unificati. Vivevo allora a Pistoia. Il partito recava la dicitura “unificato” ma, tanto per cominciare, affrontava il suo primo e unico congresso diviso in cinque mozioni. Assieme ad alcuni giovani come me, ne avevamo presentata una sesta, una mozione locale. Giorgio lo incontrai al congresso che si svolgeva nella sezione di Agliana, secondo il rito allora vigente: prima un relatore per ognuna delle mozioni, poi gli interventi dei “compagni di base”, infine votazioni e assegnazione dei delegati per il congresso provinciale alle mozioni, a seconda della percentuale raggiunta. La mozione della sinistra lombardiana, probabilmente forte ad Agliana, aveva deciso di presentarsi alla assemblea con un peso massimo, fatto venire da Firenze: Giorgio Morales, appunto. Ci fu il presentatore della mozione che faceva riferimento a livello fiorentino ad un ministro socialista (Mariotti) che nella foga chiese di votare la sua mozione anche perchè ne faceva parte un ministro che “quando è il caso, sa anche battere i pugni sul tavolo del governo per difendere le proposte socialiste”. Non fece in tempo a finire, che sentii Giorgio ribattere con la sua voce calda ed ironica: “ne deve avere rotti tanti di tavoli codesto ministro”. MI rimase simpatico con quella battuta, pur essendo la sua mozione certo la più distante da quella che stavo per presentare alla assemblea io. Non potevo immaginare, allora, che mi sarei trasferito a Firenze e che lo avrei incrociato lungamente nel corso della nostra vita, come collega assessore, come suo vicesindaco, soprattutto come amico. Un uomo colto e affabile; fermo nei suoi principi e nelle sue idee; competentissimo come amministratore, anche perchè sorretto da solida cultura giuridica. Ciao Giorgio.
Nicola Cariglia
Silla Cellino
Di Giorgio Morales si possono avere solo ricordi positivi, tanta era la sua coerenza e la sua onestà politica, al di là della sua preparazione culturale e della sua capacità di amministratore. A proposito di onestà politica voglio solo ricordare un episodio, in sé banale, ma significativo e che a distanza di anni mi resta sempre in mente. Di ritorno da un comitato centrale del PSI a Roma gli chiesi un passaggio in auto per tornare a Firenze. C’era anche una terza persona, che non conoscevo e di cui non sapevo l’orientamento all’interno del partito. C’era stata una certa vivacità in quel comitato centrale e sarebbe stato normale se al ritorno ci fossimo dedicati ad alcuni commenti sull’accaduto, dato anche che si faceva riferimento a correnti diverse, anche se non proprio distanti. Invece, per evitare che la terza persona si facesse idee sbagliate, lui scelse di parlare, per tutta la durata del viaggio, esclusivamente di un altro argomento che con la politica non c’entrava nulla, cioè della Fiorentina, di cui era tifosissimo. Mi associo al tuo saluto.