Carrozze da treno regionale in parte dipinte in parte imbrattate. Non si capisce dove finisce la sporcizia e dove inizi l’arte del colore su pareti e finestrini. Ma è il treno per il mare: tutti sopra. La salita è lenta e complicata: c’è chi porta zaini che sembrano delle tende da accampamento, c’è chi ha trolley giganteschi, chi sale con la bicicletta e la famiglia dall’alto Piemonte, ma con accento pugliese, con quattro figli al seguito.
Il treno è già pieno e c’è ancora gente sul marciapiedi del binario. Il fischietto non può fischiare la partenza. Il nonno si appoggia ad una poltrona nel corridoio, gruppi di ragazzi si accampano nelle aree di passaggio davanti alle porte del treno e non si arrischiano nemmeno a cercare un posto nei vagoni. L’aria condizionata funziona: meno male sennò questo treno per il mare sarebbe stato un forno per la riviera. C’è anche una soave voce registrata che sembra provenire dall’al di là ci dà il benvenuto sul treno per il mare, il Romagna Live, credo. Ma non si sente bene.
Quattro ragazzine milanesi addentano bianchissimi tramezzini al prosciutto cotto. “Mamma devo andare in bagno”. “Sofia, aspetta un po’, come arriviamo, andiamo in bagno”. Rimini è ancora lontana un’ora e mezzo. Un’impresa qui andare in bagno, bisognerebbe saltare un’intera folla. Una professoressa di lettere, si vede, fa i complimenti alla ragazzina che siede di fronte che legge un libro. Il nonno telefona al fratello e lo avverte che fra un po’ arriva a Rimini: “Dove ci vediamo?” sillaba un po’ ad alta voce. Si sente la risposta. “Là davanti”. Due ragazzi con la passione della palestra, si vede dalle canotte e dalle spalle, navigano sullo smart tra video e foto in cerca di istruzioni su come disegnare bicipiti e addominali.
Fabrizio Binacchi
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