Persiste la debolezza del dollaro, nonostante dati americani che ancora evidenziano resilienza e nonostante aumentino, di conseguenza, le probabilità di vedere almeno due rialzi del costo del denaro da parte della Fed. L’azionario Usa continua a mostrarsi forte, con chiusure positive anche nella sessione di lunedì, con il Dow Jones in verde dello 0.22%, l’S&P500 dello 0.39% e il Nasdaq in positivo dello 0.93%. Dal settore tecnologico e finanziario le migliori performance. Il mercato continua a scommettere che la Banca centrale Usa sia vicina comunque alla fine del ciclo di rialzo dei tassi e ciò mantiene gli azionari ai livelli attuali. I rendimenti dei titoli dei Stato americani evidenziano un leggero calo con il decennale a +3.79% e la curva dei tassi ancora invertita con il 6 mesi che rende ancora il 5.49%, segno che il mercato scommette che possa esserci un calo della congiuntura nel breve termine. Sul fronte macro segnaliamo anche il Pil cinese, che nel secondo trimestre ha evidenziato una crescita del 6.3% su base annua, superiore al primo trimestre, (+4.5%) ma al di sotto delle attese del 7.3%. Nel primo semestre l’economia della secondo super potenza mondiale è cresciuta del 5.5%. Il quadro generale è ancora contrastante, con vendite al dettaglio in calo ma produzione industriale in recupero. L’inflazione resta maggiormente sotto controllo rispetto ai paesi occidentali, questa sembra una costante del 2023.
RBA, TASSI INVARIATI.
La Reserve Bank of Australia ha lasciato i tassi invariati al 4.1% durante la riunione del mese di Luglio, dopo averlo aumentato a giugno, per un totale di 400 punti base di rialzo dal maggio 2022. Il board ha affermato che c’è bisogno di tempo per valutare l’effetto dei recenti aumenti, mentre l’inflazione tende a scendere nell’indicatore chiave dei prezzi al consumo, che ora è al 5.6%. Ma il Comitato comunque ritiene che vi possa essere la necessità di inasprire ulteriormente la politica monetaria per riportare l’inflazione nell’alveo compreso tra il 2 e il 3%, in un lasso di tempo ragionevole. Dollaro australiano leggermente in ripresa con un ritorno in area 0.6830 e target possibili a 0.6850 60. Si riprende anche AudNzd e la possibilità di riportarsi sopra 1.0800.
VALUTE.
Sul fronte degli altri rapporti di cambio segnaliamo un Euro che non riesce neppure a scendere sotto 1.1200, con le posizioni dei retail segnalate dai circuiti dei brokers, che sono decisamente short, mentre restano ampiamente long le posizioni degli istituzionali, vera ragione di questi rialzi persistenti. L’area obiettivo resta, sul daily, quella compresa tra 1.1480 e 1.1510, prima di correzioni rilevanti. Il Cable resta sotto i massimi di 1.3150 e sembrerebbe aver corso di più di EurUsd, con maggiori possibilità di correzione verso 1.2850 nei giorni a venire. Il UsdJpy invece resta sotto pressione nel breve termine, anche se sembra creare minimi crescenti dopo il minimo a 137.25. L’eventuale superamento di 139.50 si rende necessario per poter assistere ad una ritorno a 141.00, primo vero obiettivo di questo pull back. Oceaniche più deboli di Euro e Gbp, una costante quest’anno, con i cross EurAud, EurNzd, GbpAud e GbpNzd che rimangono forti e in tendenza, anche in assenza di risk off, che sarebbe la condizione migliore per vederli salire. Fortissimo ancora il franco svizzero, a 0.9660 contro Euro con la Snb incapace di riportare la moneta unica alla parità. Ancora vicino ai minimi NzdChf anche se a noi pare che possa rappresentare una opportunità per sfruttare un delta tasso assai favorevole. UsdCad che ha tenuto 1.3080 90 per ora ma non riesce neanche, a dire la verità a recuperare quota 1.3400 e rimane all’interno del range suddetto. E oggi ci sono i dati sull’inflazione Canadese, attesa in calo. Tra gli altri dati, segnaliamo le vendite al dettaglio Usa, e il Redbook di New York, insieme ai numeri sulla produzione industriale.
Saverio Berlinzani
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