Circa il concetto di normalità in relazione alla sfera erotica che, in questi giorni, anima il dibattito pubblico per via delle intraprese editoriali a tutti note, questa sera ho ascoltato, del tutto casualmente, una frase alla TV che mi ha fatto riflettere. Il programma Techete’ (l’unico di intrattenimento che mi piace guardare). La protagonista Mariangela Melato.
In un frammento del 1972 (51 anni fa) le viene chiesto ” ma se lei amasse una donna se ne vergognerebbe, lo nasconderebbe?”.
“Conoscendomi non credo. Perché sono una persona normale. Nel senso di capace di amare”.
Un’affermazione definitiva di un’artista sublime che aveva colto il punto in maniera chirurgica.
Come non condividerla nel suo nitore?
Ma mi è sovvenuto un però.
Ovvero che per la mia generazione non era, ai tempi, per nulla facile adottarla come principio.
E parlo di quelli che erano ragazzi negli 80.
Di outing, quando ero al liceo, non se ne parlava.
Ma, anzi, quel tipo di nomea era temuto come la peste.
E usata, spesso, nelle piccole vessazioni che chiunque ha conosciuto in classe.
Essere additato come “dall’altra parte” era assai temuto. Anche da chi non lo era.
Come il sottoscritto, a cui capitò qualche volta. Per denigrarmi (ma anche per semplice cazzeggio) veniva fatta giracchiare la voce.
Ed effettivamente, nonostante fossi appassionatamente etero, venivo spesso corteggiato da omosessuali. Di tutte le età. Anche ai limiti delle molestie che, comunque, evitai senza gran fatica e senza nessun turbamento.
Ma la cosa, sotto sotto, mi faceva soffrire.
Un po’ più grande (intorno ai 16) cambiai registro.
Ormai ero fidanzato. La cavallina la si era corsa. Ero un etero realizzato che guardava ottimista a un futuro di ampie gratificazioni muliebri.
E, ancora una volta risollevata la diceria, mi dissi “ma a me cosa me ne frega? Anzi, allora facciamo che è vero! E sentiamo cosa c’è da dire”.
Andai a un’edicola. E mi comprai “Babilonia”, che era, credo, l’unica rivista omo dell’epoca.
E ci feci la mia bella passerella al liceo.
Ne fui fiero. Però, poi, aprii la rivista.
E ciò che vidi mi riportò all’originario malessere.
Mi era impossibile accettare di essere uno che poteva guardare quel tipo di amplessi.
E la buttai in un cestino di corso Buenos Aires.
Ma del mio ardimento anticonformista restai, comunque, fiero.
Ora, a distanza di quasi 40 anni e, soprattutto, sviluppato un rapporto meno emotivo e più razionale con la sessualità, posso dire che spero e credo che le parole di Mariangela suonino molto meno ostiche alle attuali generazioni di uomini etero.
Perché, differentemente che la mia, non riconducono prioritariamente l’orientamento sessuale a una questione, per l’appunto, di natura strettamente sessuale che si esaurisce nell’atto relativo.
Ma a una questione di sentimento. E di amore. Il resto è secondario e personale.
Io, che sono sui 50 abbondanti, l’ho assimilato non senza fatica.
Ma vedo che si tratta di un tabù inconscio ancora molto radicato per chi è nato nel 67 e dintorni.
Stefano Pillitteri
DrAnvilon
“””Ma a una questione di sentimento. E di amore. Il resto è secondario e personale.”””
Sentimento e Amore sono cause efficienti di tutto il resto, ma qualsiasi > individu < non può anteporre, confondere e imporre gli effetti rispetto alle cause. E sono queste imposizioni e traslazioni che cominciano a dare fastidio alla maggioranza degli esseri meno confusi (o più ignoranti) della qualificata minoranza. Per non parlare dei puerili paragoni sui noti personaggi storici, riproposti dai soliti insigni accademici, rimanendo la difficoltà di definire l'Essere e la sua essenza, già geneticamente un po' confusa ab origine.