Le notti sono diventate dense di incubi. Non saprei se succede a tutti.
Se poi capita di ascoltare il ministro della salute ti attanaglia un’angoscia senza pari, tutto tranne nomen omen. E, quando si affaccia, sento amici che toccano ferro, per non dire altro. Non è colpa sua ma di chi lo ha scelto.
Ci rendiamo conto che l’instabilità che percorriamo non dipende da lui. Ma ci rendiamo anche conto che una simile dramma dovrebbe essere gestito in modo totalmente diverso.
Il divo Giulio usava dire che “uno dei mali contemporanei sta nella diffusa presunzione di poter giudicare di tutto senza la minima competenza. Così, mentre si affermano sempre più le specializzazioni, hanno troppa fortuna le varie forme di selezione. In forza di questa informazione in pillole, nei salotti gli avvocati consigliano rimedi per le artriti e specifici contro il mal di testa; gli ingegneri si lanciano nella difesa o nella critica delle amnistie e dei condoni; i medici pretendono di insegnare la morale ai teologi”.
Le uniche informazioni certe che i media riescono a propinarci è che i vecchi muoiono più dei giovani. Insieme al “ricordati che devi morire”. Tutto il resto è pervaso da incertezza. Ma anche questa, per altro, è una certezza.
Purtroppo quello che sanno dire è soltanto ammonire e istigare a fare i bravi. In tal caso, il virus scappa, altrimenti ci rincorre e ci picchia. Duro.
Ora, per chiarezza, sono fra quei cittadini saggi e virtuosi che i primi tre mesi di lockdown sono stati bravi bravi. Bravissimi. Non mi sentivo, come tanti altri, privata della libertà. Era una scelta consapevole e saggia. Speravamo , naturalmente di debellare il cosino.
Quando ci hanno dato uno pseudo “liberi tutti” senza rendersi conto neppure loro di che cosa stavano facendo, ci siamo fidati. Auspicando che, nel caso di una paventata seconda ondata , non certa ma per alcuni certissima, a inizio autunno anche in coincidenza con la scuola, costoro, quei signori chiamati a decidere del nostro destino, ci preparassero un piano ben organizzato. Ovviamente li consideravamo eccellenze. Dotati di quelle specializzazioni alle quali Il grande Andreotti alludeva.
Ecco, oggi non più. La fiducia è venuta meno. Quando tutto il marcio è emerso dalle fogne.
Non staremo qui a parlarne dato che tutti lo conosciamo. Una volta coscienti delle inettitudini e le imperizie che caratterizzano il Govern&co, ci siamo prima alterati e poi incavolati. Ma, ci siamo, anche detti, sono uomini e non caporali. Errare umanum est. Si scuseranno, certamente, per il macello che hanno combinato.
E invece no. Speranza, che non c’è, con voce chioccia, insiste.
“Lo dico con tutta la forza che ho dentro. Attenzione a non scambiare un tenue raggio di sole con il sereno: non facciamoci illusioni, se abbasssiamo la guardia, la terza ondata è dietro l’angolo”. Non so perchè mi è sovvenuto radio Londra. Quella voce fra il minaccioso e l’insicuro è da brividi.
Non un accenno agli errori fatti dal Governo. Non un’autocritica che ci faccia sperare in una redenzione e in un cambio di rotta. Nulla di tutto ciò. Dopo una ventina di DPCM che ci portano man mano verso un’alterazione psichica, chi più chi meno, verso una depressione che potrebbe pericolosamente diventare cronica, sappiamo ormai che questi continueranno imperterriti a tentennare facendo la voce grossa soltanto con i DPCM e, in subordine ordinanze. Spesso contrastanti fra centro e periferie. Fra Governo e Regioni.
Quanto ai vaccini non mettiamo lingua. Già ci basta la situazione in cui gran parte di cittadini versa , alla disperata ricerca di quello antiinfluenzale. Come se fosse il santoGraal che solo i puri di cuore potranno scoprire trovare e iniettare..
La trasformazione dello stile di vita , delle relazioni sociali ridotte, hanno dato la speranza di avere in cambio il ritorno a una vita “normale”. Purtroppo invece la pandemia ha reso palese che l’origine e la produzione dei rischi non sono dovuti a cause esterne ma interne alla stessa società. E che l’emergenza è diventata la norma piuttosto che l’eccezione. E purtroppo l’imprevisto occupa il centro della scena pubblica e contribuisce a una redifinizione dell’expertise e alle conseguenti decisioni politiche. Indebolendo le nozioni di previsione, di conoscenza e di esperienza.
E in questo spazio /tempo in sospensione perenne, società e socialità escono sconvolte.
Non propriamente e soltanto dal covid 19, ma dall’indotto.
Le difficoltà che ne scaturiscono potrebbero essere superate, forse, soltanto da vere eccellenze che non si occupano soltanto di numeri ma di umanità. A livello fisio psichico.
Eccellenze di cui al momento sembriamo non disporre.
Carla Ceretelli
Lascia un commento