Secondo i dati ISTAT l’Italia versa in uno stato di “prerecessione” economica.
Il Pil registra arretramenti, l’attività industriale si sta riducendo, e l’occupazione che finora era cresciuta, in questo secondo trimestre, perde 73mila posti di lavoro, i consumi interni si contraggono.
Tutto questo mentre per gli investimenti ci sarebbero 200 miliardi di fondi europei che da soli avrebbero potuto garantire per qualche anno una crescita superiore ad un punto.
Il fatto è che questo governo finora ha fatto propaganda.
Ricordate l’arroganza e la boria con cui Meloni parlava di “miracolo italiano” e dell’Italia come “locomotiva dell’Europa”?
Nell’arco di pochi mesi tutto questo è finito.
Meno crescita significa che ci saranno anche minori entrate e che svaniscono le roboanti promesse di riduzione delle tasse.
Ora i nostri nazionalisti al governo daranno ancora una volta la colpa all’Europa che ci chiede di non fare ulteriore debito. Ma l’incapacità di spendere il PNRR spunterà, almeno in parte, queste fasulle argomentazioni.
La legge di bilancio conterrà tagli allo stato sociale.
Come una cicala anche Meloni ha cantato una sola estate e davanti alle prime difficoltà mostra di non avere una strategia e tace, o parla d’altro rispetto alla crisi economica.
Sarebbe stato necessario un patto per spendere bene i fondi europei, una legge fiscale basata sulla progressività delle tasse che sostenesse i ceti medio-bassi, un controllo serio dei profitti esosi e delle speculazioni, un piano occupazionale straordinario per la sanità, la scuola e la pubblica amministrazione, una spinta ad agevolare il rinnovo dei contratti dei lavoratori e infine il salario minimo.
La sinistra e il PD possono davvero cominciare a parlare di fallimento di questo governo.
La battaglia politica in autunno però non deve essere generica: occorre concentrare tutte le energie su due punti qualificanti e su questi insistere senza mollare.
Sono la sanità e il salario minimo i temi su cui sfidare fino in fondo il governo e chiamarlo alle sue responsabilità.
Elly Schlein ha mostrato di voler dare segni chiari in questa direzione. Ma per ora la giovane segretaria incontra consensi tra i militanti e non sembra che abbia grandi sostegni nei gruppi dirigenti del partito, ancora post renziani o semplicemente troppo moderati.
La battaglia è lunga e non facile. Sarà necessario avere grande determinazione e tenere la barra dritta sugli obiettivi.
Il primo momento di verifica sono le elezioni europee e amministrative dell’anno prossimo.
Enrico Rossi
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