Il costo della politica e il numero dei deputati: due falsi problemi che sarebbe facile risolvere. Il costo della politica si può abbattere drasticamente, tornando al concetto di carica onorifica. Onorevole deriva da onore, ed è questo che dovrebbe essere il punto forte dell’elezione a deputato. Sentirsi onorato di rappresentare i propri concittadini nel consesso più alto della nazione, il Parlamento. L’onore e non i quattrini dovrebbe essere il premio. L’elezione a deputato –com’è oggi- è un mezzo per arricchirsi, per sistemarsi per tutta la vita attraverso incarichi e la pensione d’oro. Il deputato dovrebbe essere una persona come tutte, molto stimata dai suoi concittadini, e per questo delegato a rappresentarli in Parlamento.
Altro che ridurre l’appannaggio; il deputato dovrebbe conservare lo stato economico che aveva prima di entrare in politica; basterebbe prendere a prestito il trattamento riservato ai sindacalisti. Il lavoratore che viene chiamato a ricoprire una carica sindacale, va in congedo provvisorio. Continua a percepire lo stipendio dall’azienda, che viene rimborsato dallo Stato. Perché non fare la stessa cosa per i deputati e senatori che erano dipendenti prima dell’entrata in politica? Per le persone ricche il problema non si dovrebbe neppure porre; per i soggetti facoltosi, basta l’onore della carica. Rimborso spese a tutti i parlamentari, a prezzi prefissati per pernottamenti e pasti, ed in alternativa servizio alberghiero offerto e gestito dallo Stato (un residence per deputati e senatori). Per gli spostamenti, gli onorevoli godono già di treni, autostrade e aerei gratis.
Parlamento e senato sono pieni di: avvocati a non finire, seguiti da giornalisti, commercialisti e medici. Con tutto il rispetto dovuto ai “professionisti” siamo convinti che fino al giorno in cui, correre per un seggio in parlamento voglia dire avere un ritorno economico, sistemarsi per la vita, l’Italia sarà rappresentata in modo squilibrato solo da alcuni ceti sociali, e non esprimerà la parte migliore come classe dirigente del Paese. In parlamento mancano i cittadini comuni, le persone di buon senso; coloro che sentono sulla loro pelle i problemi della nazione.
Negli ultimi mesi si continua a parlare del varo della legge che riduce i rappresentanti delle due camere di un terzo, ma anche questo è un falso problema. In effetti, abbattere il numero dei parlamentari vuol dire anche ridurre la rappresentanza dei cittadini; avere collegi più grandi, dove “l’eletto” farebbe fatica a tenere i contatti con i propri elettori. Ma se ritorniamo al concetto di carica onorifica, senza stipendio, non ci sarebbe la necessità di ridurre il numero degli eletti per contenere la spesa.
Roberto Fronzuti
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