“Decidi tu a chi appartiene la tua vita” recita la campagna per il 5×1000 dell’Associazione Luca Coscioni, la principale proponente di un’eutanasia libera e con pochi o nessun vincolo. Riassumendo con insolita franchezza per il mondo radicale tutto ciò che non vada nella più recente incarnazione del loro pensiero. Alcuni principi di fondo. Secondo il nostro diritto, marcatamente l’articolo 2 della Costituzione, la vita non è un bene disponibile. Se lo fosse, altro che utero in affitto, sarebbe legale la schiavitù. Dopotutto se posso decidere a chi APPARTENGA la mia vita, perché non cederla a fronte di un pagamento? E siccome quella del minore è nella disponibilità del genitore, perché non riaprire le aste alla nascita?
Ecco, l’equivoco che la vita sia una “cosa” che si può alienare, cui si può rinunciare senza limite e che si può far terminare da un incaricato o dallo Stato stesso è il mondo in cui si muove da decenni un certo mondo, il cui alfiere indiscusso è Marco Cappato. L’usuale arretratezza italiana, però, ci consente di sapere dove finisca questo discorso. Dalla civile Inghilterra, che stacca la spina ai bambini contro il parere dei genitori (certo che puoi scegliere a chi appartiene la tua vita, ma lo Stato è come il banco: vince sempre), all’ancora più civile Belgio, che fornisce con precisione l’eutanasia ai malati psichiatrici, fino alla civilissima Olanda che è arrivata fino ai bambini.
Perché, vedete, della vostra libertà non importa davvero nulla a nessuno. Non importa a chi difende la vita, perché la vostra libertà di vendervi, assoldare dei killer e rendere le case di riposo e gli ospedali pediatrici dei mattatoi non rientra nel quadro di ciò che si possa definire civiltà. Non importa a chi difenda la “scelta”, perché chi sceglie non siete voi. O meglio, siete voi finché vi viene concesso, poi diventa un gruppo di specialisti. I quali valutano quante probabilità avete di sopravvivere (spoiler: nessuno esce da questa vita vivo da almeno duemila anni), quale sia la vostra qualità della vita e quale sia il vostro costo sociale. Sì, credevate che l’utilitarismo vi avrebbe risparmiato? Ricredetevi.
La vostra scelta, anche quando legittimamente esercitata, può essere superata da chi SA cosa sia meglio per voi. Il tema è sempre quello: vi si prospetta la scelta di chi possa vantare diritti sulla vostra vita. Ma, di fatto, è sempre il banco, cioè lo Stato, a vincere. Una volta che avremo deciso definitivamente che esiste un diritto a farsi uccidere quando la vita non è più dignitosa, avremo ridato allo Stato il diritto di decidere cosa si intenda per vita dignitosa.
E questo non è diritto, questo è l’Ausmerzen. Esperimento già tentato in Germania nel ’33 e finito come tutti ricordiamo. È illuminante, peraltro, che anche in quel caso tutto cominciò nello stesso modo: una coppia, un figlio gravissimamente disabile, una decisione pietosa, una puntura. Il problema fu quando si arrivò a decidere che intere etnie non avevano vite degne. Ovviamente stavolta non ripeteremo tutti gli errori. Ma ne stiamo ripetendo abbastanza da avere una giusta paura.
Luca Rampazzo
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